Nel 2015, in Calabria, secondo l’Istat, s’è registrata una riduzione del 2,5 della “povertà relativa” (che indica non l’impossibilità di cibarsi, ma la difficoltà nell’approvvigionarsi di beni e servizi in rapporto alla media degli standard economici italiani). Buona notizia, eh. Solo che l’anno prima la povertà relativa investiva il 35,6% dei calabresi. E l’VIII Atlante dell’infanzia a rischio di Save The Children ci ha poi mostrato crudamente come nella nostra regione un minore su due (47,1%, per la precisione) versi in povertà relativa, appunto: chiaramente, ci spetta il record negativo su scala-Paese.

A poche settimane da fondamentali elezioni politiche, questo dato non può che far pensare. E deve far riflettere anche di più come i partiti più vari abbiano ben fiutato la pessima aria: gli 80 euro («da estendere alle famiglie con figli») di Matteo Renzi, i 780 euro («esenti da tasse e da pignoramenti») di reddito di cittadinanza di Beppe Grillo e i mille euro di pensione minima («per 13 mensilità») di Silvio Berlusconi sono legati da un fil rouge. Hanno in comune una solidarietà a matrice assistenzialistica che va anche bene, viste le nerissime nuvole all’orizzonte, ma certo non incoraggia a sperare nel futuro. E il bisogno fa già capolino in cabina elettorale con tre mesi d’anticipo.

A proposito: meglio non gettare i nastri dei regali di questo Natale. Potrebbero tornare utili per chiudere meglio le valigie dei nostri figli in fuga dalla Calabria.

 

Mario Meliadò