La vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, ha incontrato stamattina nella sede dell’Autorità di sistema portuale di Gioia Tauro una parte di quel nucleo istituzionale che martedì scorso ha promosso la manifestazione contro l’attuale configurazione della carbon tax marittima. Oltre al presidente Andrea Agostinelli, che ha illustrato le ricadute preoccupanti che il balzello avrà nello scalo calabrese, c’erano anche i sindaci e i sindacalisti, mentre la parlamentare dem era accompagnata fra gli altri dall’ex deputata Enza Bruno Bossio e dal consigliere regionale Raffaele Mammoliti.

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Ne è nato un confronto in cui l’ospite non ha risparmiato critiche al Governo – «che non ha proposto osservazioni quando era il periodo giusto» - difendendo lo spirito della norma, volta a salvaguardare l’ambiente, e definendo «effetti collaterali da evitare le crisi prodotte nei porti mediterranei», dato ormai certo visto che a gennaio entra in vigore la direttiva e le compagnie di navigazione sposteranno verso gli scali extra Ue una parte dei loro traffici.

Picierno, dopo aver premesso che la tematica riguarda diversi Paesi europei, ha garantito che «il commissario Sekovic è al lavoro per trovare una soluzione che salvaguardi i porti esclusivamente di scalo, e non di destinazione», nel cui novero c’è proprio Gioia Tauro lasciando intendere che si potrebbe allargare a questi l’esenzione parziale già oggi prevista nel caso di toccate nei terminal che sono fuori dall’Ue.

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Picierno ha poi indicato una seconda strategia di medio periodo, «visto che la stessa direttiva fissa in 18 mesi il periodo del monitoraggio obbligatorio passato il quale si potrebbero fare modifiche». Proprio questa seconda evenienza ha suscitato la replica sia del sindacalista Salvatore Larocca che del presidente Agostinelli. «In questo tempo – ha detto Agostinelli – il taglio di almeno il 30% dei traffici di Gioia Tauro sarà realtà, perché è stato già annunciato dagli armatori». Mentre il segretario regionale della Filt Cgil ha detto che «la crisi sarà un effetto ineludibile a queste condizioni, tanto più che Gioia Tauro non ha un retroporto attrattivo che rende conveniente agli armatori mantenere qui tutto il loro traffico».