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Il sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, in una nota, esprime "fortissime riserve e perplessità circa il piano strategico della portualità e della logistica, approvato in via preliminare lo scorso 3 luglio in Consiglio dei Ministri su proposta del ministro Delrio"
"L'impianto della riforma in oggetto - sostiene il sindaco - appare "ictu oculi" permeato da una filosofia che mette al centro i concetti di competitività e razionalizzazione, linee guide già tristemente perseguite con pessimi risultati su un piano più strettamente macroeconomico. Riteniamo perciò utile chiedere un completo cambio di paradigma, destinato a privilegiare le singole specificità locali con interventi precisi e mirati. I problemi che attanagliano il Porto di Gioia Tauro, opera decisiva che esprime un potenziale nettamente al di sotto delle aspettative, non sono sovrapponibili a quelli che gravano sui Porti siciliani, come tra l’altro correttamente evidenziato dai più sensibili esponenti della classe politica isolana con i quali manteniamo un continuo e proficuo rapporto di collaborazione".
"Gioia Tauro, più che di accorpamenti - prosegue - avrebbe bisogno di vedersi riconosciuta la Zes, in virtù anche delle promesse passate di un governo centrale pronto a garantire un giusta compensazione in favore di un territorio che si era sobbarcato, nel nome di un solidarietà vera e non pelosa, l'onore di smaltire i veleni chimici siriani per aiutare e facilitare la risoluzione di un problema geopolitico che aveva assunto dimensioni globali. Riservandoci quindi di inviare a breve all’attenzione del ministro competente una relazione contenente le nostre specifiche osservazioni sui singoli punti del progetto di riforma in argomento, chiediamo nuovamente e con forza al Governo centrale di rimettere al centro del dibattito italiano ed europeo il riconoscimento per Gioia Tauro della Zona economica speciale".
Sulla stessa posizione del sindaco della Piana si era già espresso il consigliere regionale nocola irto il quale aveva dichiarato che quello che viene definito “Sistema autorità portuale Calabra e dello Stretto” rischia di creare un pasticcio istituzionale e di paralizzare fino a vanificarle potenzialità straordinarie della portualità calabrese (spegnendo sul nascere le giuste ambizioni di Crotone e Corigliano) e di umiliare le potenzialità, fin qui realizzate solo in piccola parte, del porto di Gioia Tauro a cui, invece, la stessa logica del Piano assegna una funzione rilevantissima nella strategia d’insieme della portualità italiana, anche in considerazione della megastruttura lì esistente e del patrimonio di alta professionalità delle maestranze ormai ricche di una esperienza universalmente apprezzata.
"Se a questa difficoltà, vero e proprio colpo alle speranze della Calabria - ha continuato Irto - si aggiungono le voci di un presunto spostamento dell’autorità portuale da Gioia Tauro a Messina dovremmo registrare il definitivo tramonto dell’ipotesi di fare del Porto di Gioia un traino con la centro la Calabria e tale da contribuire ad aiutare tutto il Mezzogiorno".