Sono i dati dello studio realizzato da Open Economics, che ha calcolato un impatto economico di quasi 20 miliardi di euro dalla costruzione della grande opera. I maggiori vantaggi andrebbero a Milano e Roma, solo dopo a Palermo e Catanzaro
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Quale regione godrà del maggiore impatto economico dalla costruzione del ponte sullo Stretto? Non la Calabria, né la Sicilia, direttamente interessate dalla realizzazione della grande opera, ma la Lombardia. È quanto evidenziato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che cita uno studio di Open Economics.
«Uno dei dati che più mi hanno colpito è che secondo gli studi di Open Economics, che ha fatto la radiografia al ponte, la prima regione italiana che fruirà dei benefici anche economici della costruzione dal ponte degli italiani sarà la Lombardia», ha detto il leader della Lega intervenendo al convegno della Fondazione per la sussidiarietà delle infrastrutture in Torre Pwc a Milano. «La prima regione italiana per incremento Pil da costruzione del ponte è la regione Lombardia, che da sola avrebbe un +30%. Circa 10mila posti lavori computati solo in Lombardia e 5,6 miliardi di Pil aggiuntivo. Il ponte non serve solo per continuità territoriale», ha aggiunto Salvini.
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E la Calabria? Sempre secondo i dati di Open Economics, ci guadagnerà sì ma solo dopo Lombardia, Lazio e Sicilia. A livello nazionale - si legge nello studio - «la spesa per la costruzione del ponte potrà contribuire alla formazione del Pil dell’Italia, per 19,7 miliardi di euro, con oltre 33mila occupati negli 8 anni complessivi di cantiere». La Lombardia con i suoi 5,6 miliardi di euro e il Lazio con 3,7 miliardi assorbiranno rispettivamente il 29% e il 19% dei benefici sul Pil, seguono la Sicilia (2,1 miliardi di euro, pari all’11%) e la Calabria (1,9 miliardi di euro, pari al 10%). Tutte le altre regioni beneficeranno nel complesso del 32% di impatto sul Pil, pari a poco più di 6,3 miliardi di euro.
Per quanto riguarda la voce lavoro, Open Economics conta 9.337 occupati in Lombardia, poco più di 6.628 nel Lazio e circa 6.000 in Sicilia e Calabria.