VIDEO | Webild presenta un report che rilancia la realizzazione della mega opera ed esclude che si possa optare per una soluzione diversa dalla campata unica: «Fondali troppo profondi per costruire piloni marini». Ecco stime e numeri consegnati al Governo (ASCOLTA L'AUDIO)
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Revocare la liquidazione della società Stretto di Messina, aggiornare il contratto con il contraente generale, approvare il progetto definitivo e quindi quello esecutivo, infine, cantierare l’opera.
Sono questi i «passaggi chiave necessari» che, per le imprese del Gruppo Webild, faranno ripartire l’iter della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, una «infrastruttura strategica» per il nostro Paese.
Passaggi chiave che sono contenuti nel Report stilato da Webild e consegnato al governo nelle scorse settimane. I contenuti del rapporto, apparsi sulle pagine di Gazzetta del Sud, sono da considerarsi la miccia che ha riacceso le speranze del ministro Matteo Salvini di riprendere il progetto della mega opera che collegherà stabilmente la Sicilia alla Calabria e quindi al resto della penisola. Il governo, che aveva messo il Ponte tra le priorità del suo mandato, ha già provveduto alla liquidazione della Stretto di Messina, e spera ora, fidandosi del Report, di riapprovare il progetto esecutivo in poco più di 200 giorni, aprendo ufficialmente il cantiere sullo Stretto «il cui setup iniziale con le 20mila assunzioni si potrebbe concludere entro l'anno». Secondo quanto scritto nel Report, solo in questa fase «il valore della produzione del cantiere raggiungerebbe i 380 milioni di euro. Una volta a regime il cantiere darebbe lavoro a 118mila persone, assicurando un aumento del tasso di occupazione nazionale dello 0,5%».
La tenuta antisismica
In uno dei “passaggi chiave”, facendo riferimento alle indagini condotte in tutti questi anni si conferma che «i movimenti tettonici dell’area dello Stretto non sono in grado di indurre spostamenti superiori a qualche centimetro al di sotto delle opere relative alle torri su entrambe le sponde, confermando il rispetto di tutti i criteri antisismici dell'opera».
Una notizia importante, su cui evidentemente anche il ministro Salvini ha basato alcune sue esternazioni, ma che diventa di estrema attualità alla luce dei recentissimi eventi tellurici in Turchia e Siria che hanno riacceso il dibattito attorno al rischio sismico che correrebbe un’opera mastodontica come il Ponte sullo Stretto.
Da dove si riparte
Si riparte dagli 8280 elaborati che fanno parte del progetto definitivo sottoscritto dal vecchio Consorzio Eurolink. Il ministro Salvini potrebbe in breve tempo affidare l’incarico al gruppo Webild per aggiornare un progetto rimasto fermo ai box per circa un decennio. Webild è diventato un Gruppo sempre più globale e con forti radici in Italia. Infatti nel maggio del 2020 Salini-Impregilo (mandataria del Consorzio Eurolink) è diventata Webuild, ed affidare a quest’ultima l’incarico risolverebbe un bel po' di contenziosi legali tra il ministero e la vecchia Impregilo. La mission di Webild – con l’unione di Salini Impregilo ed Astaldi - è di «costruire infrastrutture di qualità, pensando al benessere delle persone», valorizzando il know how italiano e creando opportunità di crescita per le PMI italiane della filiera delle costruzioni.
«Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – si legge nel Report - rappresenta un'eccellenza ingegneristica a livello internazionale. È opportuno ricordare che l'ideazione, gli studi numerico-sperimentali che hanno dimostrato la fattibilità dell'opera, la redazione del progetto di massima, del progetto preliminare e del progetto definitivo sono il frutto di attività svolte da ingegneri e tecnici italiani che, nell'arco di circa 40 anni, alla luce del progredire delle conoscenze, hanno saputo concepire e configurare una soluzione di Ponte sospeso di nuova generazione, del tutto originale, che permette di superare i 3.000 metri di luce. Il progetto preliminare costituisce un prototipo che ormai, in sede internazionale, viene riconosciuto come “sobirione A/lessi/2d” e che ha orientato la concezione dei ponti sospesi di grande luce programmati in altri Paesi del mondo».
Nel ripercorrere il mezzo secolo dell’idea Ponte, il Report dà conto del fatto che le migliori competenze tecniche che il Paese esprime, ma anche esperti di chiara fama internazionale impegnati nello studio, nella progettazione, nella revisione e controllo del progetto, hanno reso l'area tra Messina e Reggio Calabria «lo specchio di mare più studiato del Mediterraneo». Il riferimento è ai duecento sondaggi per oltre 11 km di perforazioni, attività condotte dalla società Stretto di Messina Spa e da Eurolink, in collaborazione con l'Università degli studi di Catania, “La Sapienza” di Roma, i laboratori Ismgeo di Bergamo e la “Federico II” di Napoli. E d’altra parte, il progetto preliminare completo di Valutazione di impatto ambientale era stato autorizzato dal Cipe nel 2003.
Questo - si legge nel Report - è il Ponte sullo Stretto di Messina: «Decenni di attività propedeutiche nel corso dei quali, alle spalle dei dibattiti politici, centinaia di ingegneri, tecnici, professori universitari, ricercatori hanno lavorato per mettere a punto il miglior progetto possibile, in grado di mettere insieme sicurezza, efficienza, minor impatto».
Cosa fare e non fare
L’iter per l’approvazione del progetto si è interrotto nel 2012 con la delibera del Cipe che taglia definitivamente i fondi al progetto decretando la “non priorità” dello stesso. «Ma quel progetto – si legge nel Report - rappresenta tutt'oggi la frontiera ingegneristica in tema di grandi ponti sospesi. In quel momento la maggior parte degli step approvativi era stato superato. Tra questi, due conferenze dei servizi istruttorie, nel cui ambito si è acquisita l'autorizzazione paesaggistica e la verifica dell'interesse archeologico. Rimangono da definire le misure compensative sull'avifauna migratoria perfezionando così la compatibilità ambientale».
In realtà studi di progettazioni alternative non sono mancati, ma Webild va dritto per la sua strada: «Le soluzioni in subalveo e posate sul fondale sono scartate in quanto richiederebbero gallerie lunghe oltre 50 km, con scavi sottoposti a pressioni (terreno+colonna d'acqua) non compatibili tecnologicamente con alcuna attrezzatura esistente o realizzabile. L'ipotesi alternativa del Ponte a più campate, studiata con attenzione fino ai primi anni ‘90, viene via via accantonata in favore della soluzione di scavalco a campata unica a seguito di una serie di considerazioni sulla dimensione (e massa sismica) delle pile da realizzare a mare su fondali mai raggiunti da nessuna opera (fondali da 140-150 metri contro i 60 al massimo raggiunti fino ad oggi nel ponte Rio Antirion) in condizioni meteomarine e soprattutto geologiche-geotecniche proibitive (come anche testimoniato dalla campagna geognostica realizzata nel 1990 sui fondali profondi in mezzo al canale e dalle conclusioni a cui sono giunti gli esperti nazionali ed internazionali coinvolti sul tema). Soluzioni alternative rispetto a quella del Ponte a campata unica collocato nel punto di minima distanza tra le coste, sono pertanto state scartate a valle di un processo lungo e scrupoloso di analisi e pertanto nessuna soluzione alternativa alla presente può dirsi ad oggi fattibile».
Le cifre della mega opera
I costi della realizzazione sono stati nel frattempo aggiornati. Quello complessivo del progetto sarebbe di 7,1 miliardi di euro, di cui 2,9 solo per il Ponte.
Ma nei 7,1 miliardi sono comprese le risorse da destinare a Calabria e Sicilia per ammodernare la viabilità con una serie di strade e linee metropolitane che contribuiranno allo sviluppo delle due regioni. Così, oltre ai 2,9 miliardi per il Ponte, sono previsti 3,3 miliardi per le opere in Calabria e Sicilia, e 0,9 miliardi per le attività propedeutiche.
Si prevedono circa 40 chilometri di collegamenti, stradali e ferroviari, su entrambi i versanti, la maggior parte dei quali saranno sotterranei per non impattare sulla superficie. Di questi 40 chilometri previsti, 12 sono di rete autostradale (con tre nuovi caselli nella città di Messina). Previsti interventi anche sulla rete ferroviaria con 15 chilometri di strada ferrata a doppio binario. Il Centro direzionale progettato dall'archistar Libeskind avrà invece sede in Calabria. Nel novero degli interventi anche attività per mitigare il dissesto idrogeologico.