«I bisogni non si mettono a bando, i bisogni si soddisfano». In questa frase dell’economista Mimmo Cersosimo si può riassumere il senso dell’incontro organizzato dalla Cgil sul Pnrr dal titolo “Territori, generi, generazioni per un Paese più equo e inclusivo”.

L’ex docente Unical ha detto che certamente è da registrarsi come un dato positivo il cambio di politica economica dell'Ue che dopo anni di austerity si è convertita a convincimenti quasi keynesiani.

Ha levato il dogma del patto di stabilità, la Bce ha immesso liquidità nel sistema, Bruxelles ha messo 750 miliardi di euro nel Pnrr con particolare attenzione ai paesi che hanno debolezze strutturali persistenti. Per questo all’Italia, che da anni ha tassi di disoccupazione elevatissimi, è andata una gran fetta di quei miliardi a cui si aggiungono i 30 miliardi che Draghi ha voluto aggiungere con il fondo complementare.

Per Cersosimo, però, l’errore di Draghi è stato quello di legare il fondo complementare al Pnrr e quindi a obblighi burocratici pazzeschi. «Se consideriamo lo stato attuale della pubblica amministrazione in Italia e soprattutto al Sud - dice Cersosimo - l’insuccesso è sicuro».

Sotto questo profilo la grande manovra economica europea rischia non solo di non colmare il gap fra il Nord e il Sud del Paese, ma anche di creare ulteriori divisioni. È evidente che le grandi città del Nord sono più attrezzate di quelle del Sud e queste sono più competitive sulla progettazione dei piccoli comuni a tacere della situazione dei piccolissimi comuni delle aree interne.

Detto questo per l’economista l’ansia da prestazione sul Pnrr non ha senso perché il problema non è la spesa, ma la sua qualità. E qui ci sono le altre note dolenti. A Cersosimo il Pnrr sembra calato dall’alto, senza una vera concertazione con i territori. Cita l’esempio del bando Borghi. Il Ministro Franceschini ha dato 410 milioni a soli 21 comuni. «A Gerace - ricorda Cersosimo - sono stati dati 20 milioni. Ma per fare che se poi il comune vicino non riesce ad intercettare nemmeno un euro?».

Al di là del paradosso dei bisogni riferito agli asili nido, alle palestre delle scuole, al trasporto pubblico, per l’economista il problema non è fare una scuola ma cosa vogliamo fare del quartiere intorno, il problema non è fare l’ospedale di comunità ma provare a sperimentare una integrazione fra servizi sociali e sanitari.

Per evitare questi problemi Cersosimo invita tutti, sindacato soprattutto, ad una sorta di monitoraggio civico su questi finanziamenti perché il grande sforzo che si dovrà fare è quello di accompagnare dal basso ciò che è slegato dall’alto.

Concetti ribaditi con efficacia anche dal sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi. Il suo comune ha circa 500 dipendenti. Ogni inizio settimana Stasi chiama i  dirigenti per sapere come procedono i finanziamenti attivati. Dice che al momento ne ha oltre una trentina, ma telefona sempre alle stesse tre persone che ovviamente non riescono nei miracoli. Stasi ha poi definito una beffa i famosi esperti reclutati dal Governo nazionale. «Da noi ne sono arrivati tre - dice Stasi - Uno era un animatore sociale, gli altri due progettisti. Solo che questi due hanno avuto un altro contratto e sono andati via».

Per Stasi i sindaci sono quindi senza armi a fronteggiare la mostruosa burocrazia italiana, a partire dal Codice degli appalti che il sindaco definisce il nemico numero uno degli amministratori.

Ma chi pensa che le cose al Nord vadano meglio cade in errore come hanno ribadito sia Emilio Viafora, che da anni svolge in Veneto la sua attività sindacale, sia Lara Ghiglione, responsabile nazionale parità di genere della Cgil. «I dati forniti recentemente dal Cnel parlano di un grande ritardo sul Pnrr - ha detto - noi come Cgil non crediamo che mettere a bando determinati progetti sia la scelta vincente. Anche con la pandemia si è compreso come vada ridisegnata una sanità di prossimità al cittadino, non mi pare che ci sia questa impostazione. Così come non c’è una strategia complessiva sul lavoro. Adesso il punto è come recuperare questo ritardo e se è possibile farlo anche al Sud alla luce di questo progetto di autonomia differenziata che rischia di peggiorare moltissimo la situazione del Meridione».

Di autonomia differenziata parla anche Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria. Il suo timore è che la riforma potrebbe mettere a rischio la “vertenza Calabria” avviata con Occhiuto. «Abbiamo avuto le prime risposte su infrastrutturazione, mobilità, investimenti - dice il segretario - ma non le riteniamo sufficienti. Non va bene l'impegno dei tre miliardi per la Ss 106 spalmato in 15 anni, così come sono irrisorie le risorse stanziate per i primi anni, saranno sufficienti solo per la progettazione. Per questo chiediamo al Governo di essere al fianco della Calabria e del Mezzogiorno. Prima di parlare di Lep dovremmo capire ad esempio che tipo di investimenti lo Stato vuole fare da queste parti perché la Calabria ha un grosso credito con Roma».