Nuovamente fermi i lavori della strada Sila-Mare. L’immensa opera ingegneristica che, una volta terminata, dovrebbe collegare la fascia ionica al cuore della Sila in meno di mezz’ora, registra un nuovo stop: la Provincia di Cosenza, infatti, pare abbia negato l’autorizzazione per l’asportazione di materiale inerte dal greto del fiume Trionto dove dovrebbero sorgere nuovi piloni e strutture sulle quali far adagiare il manto stradale.

È così che, dopo essersi concretizzato l’ennesimo stop ai lavori, i cittadini del centro traentino di Longobucco, il cui destino demografico ed economico è legato a doppio filo alla realizzazione di questa importante e strategica arteria stradale, si sono riuniti e sono andati a bussare alla porta del sindaco Giovanni Pirillo che, a sua volta, ha subito informato la Prefettura di Cosenza e chiesto (ed ottenuto) un incontro alla presenza – tra gli altri - della Regione, dell’ente Provincia e della ditta appaltatrice dell’opera.

Tavolo operativo convocato per il 16 dicembre

Il tavolo operativo si terrà il prossimo 16 dicembre a Cosenza e sarà proprio in quella occasione che si decideranno le sorti dell’opera: se ci sarà l’autorizzazione a lavorare nell’alveo del torrente e quindi andare verso il completamento dell’opera oppure se sarà diniego e quindi blocco totale di un’opera, iniziata 30 anni fa e costata fino ad ora quasi 100milioni di euro.

Erano gli inizi degli anni ’90 quando l’allora Comunità montana “Sila Greca” varò il progetto, che sarebbe dovuto costare qualche decina di miliardi, di velocizzazione della mobilità nella Valle del Trionto. Un’opera colossale e a quel tempo straordinaria perché attraverso questa nuova strada, fatta esclusivamente di valichi e viadotti, si sarebbe potuta unire la costa ionica con l’entroterra della Sila con una via a scorrimento veloce. Una vera e propria conquista, da queste parti, meglio dell’uomo sulla luna.

Dal costume da bagno ai cappotti in mezz’ora

All’epoca e stiamo parlando di tre decenni fa, si sognava (e lo si sogna tutt’ora) di poter passare dalle sdraio e gli ombrelloni sulle dorate spiagge di Capo Trionto e Pantano, alle giacche a vento della Fossiata e delle tre grandi vette della Sila in poco meno di mezz’ora. Una congiuntura unica al mondo. E questo grazie ad una strada che nella sua utilità sociale, oltre che turistica, potrebbe ridare vita a Longobucco, uno dei borghi dell’entroterra dal quale traggono origini decine e decine di famiglie che hanno dato vita a generazioni di persone che a loro volta hanno poi popolato l’intera fascia ionica cosentina. Tant’è che oggi – e questo è un fenomeno antropologico che andrebbe studiato e approfondito – buona parte dei centri della Sibaritide, da Trebisacce a Cariati, passando per la grande Corigliano-Rossano, sono abitati da vere e proprie colonie di longobucchesi, figli di una diaspora iniziata sul finire degli anni ’50. Un paese geograficamente vicino alla costa ma logisticamente lontanissimo, proprio perché il sistema viario si è fermato agli inizi del secolo scorso.

Statale 177 l’unica via d’accesso dal mare

Basti pensare che la statale 177, la Silana Rossanese, era e rimane l’unica via d’accesso dal mare verso le montagne: un gomitolo di asfalto che si inerpica tornante dopo tornante lungo la Valle del Trionto, luogo di mille storie e leggende che partono dall’età dei Bretti e che, passando per i Briganti, sono arrivate fino a noi. E solo grazie alla frana che nel 2007 colpì e sommerse buona parte della vecchia statale che si diede un impulso alla realizzazione e al completamento del primo lotto della nuova Sila-Mare.

Mancano solo 6km per togliere Longobucco dall’isolamento

Oggi di questa strada veloce, anzi velocissima, che nel totale dovrebbe essere lunga circa 25 km (dall’ingresso di Longobucco al bivio di contrada Foresta lungo la Statale 106), sono percorribili solo 9 km (Longobucco – bivio Manco e Destro). Ora ce ne sarebbero altri 6 di chilometri da realizzare, quantomeno per togliere dall’isolamento l’entroterra della valle, quelli fino al bivio di Cropalati. Ed è qui che si sarebbe inceppata nuovamente la burocrazia.