Il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, verga una nuova «informazione a carattere interdittivo dei rapporti con la pubblica amministrazione» nei confronti dell’azienda di cui è amministratore unico Michele Lico, presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia e di Unioncamere Calabria.


La “Elmecont”– viene sottolineato nell’atto firmato in data odierna – già il 14 settembre del 2006 era stata destinataria di una informativa antimafia atipica, in quanto lo stesso Lico, all’epoca, «risultava indagato dalla Dda nell’ambito di un procedimento penale per il reato di favoreggiamento personale aggravato al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose». Concluse le indagini, la Procura antimafia di Catanzaro, nel contesto di quel medesimo procedimento, a carico di Lico - venuto meno il favoreggiamento personale - fece riferimento ad una sola ipotesi di falsa testimonianza, ordinando alla Prefettura di Vibo di rivalutare i fatti. Da qui, il 25 gennaio 2012, una nuova interdittiva, contro la quale Michele Lico presentò un ricorso rigettato dal Tar. Inutile anche il suo appello al Consiglio di Stato.


Al presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia e di Unioncamere Calabria non è rimasto altro, quindi, che chiedere alla Prefettura il riesame o la revoca dell’interdittiva, eccependo l’estinzione per intervenuta prescrizione sia del reato di falsa testimonianza, nel frattempo pronunciata dal gip di Catanzaro, sia delle contestazioni su ipotesi di illecita gestione di rifiuti anche pericolosi, oggetto di una denuncia a suo carico pendente davanti all’autorità giudiziaria di Crotone.


La Prefettura, d’altronde, nel valutare tali vicende giudiziarie, pur riconoscendo l’estinzione dei reati per la prescrizione degli stessi, esclude però «formule di assoluzione nel merito» e rileva altresì come «lo stesso Lico è amministratore di altra società», ovvero «la Ligeam srl con sede in Roma», il cui cantiere allestito nel comune di Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia, «è stato oggetto di accesso da parte del Gruppo provinciale interforze. Dalla relazione del suddetto Gruppo – scrive il prefetto Bruno – è emerso il pericolo di infiltrazioni e condizionamenti mafiosi in capo alla ditta appaltatrice e subappaltatrice».


Pertanto, a giudizio del capo dell’Ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia, «allo stato appare tuttora sussistente il pericolo di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della società in parola».


di Pietro Comito