Ci sono vini che incontrano immediatamente il favore del pubblico, che nascono baciati dalla fortuna, ed altri che invece ci mettono più tempo per essere apprezzati o che addirittura sprofondano nel dimenticatoio. Il Muranera di Tenuta Iuzzolini è un’etichetta di grande successo, piace, è ricercata, fino al punto che alcuni chef la utilizzano per “firmare” dei primi piatti. Per una guida alla degustazione ci affideremo, da qui a poco, alle descrizioni offerte dallo stesso produttore, che a mio avviso è sempre il migliore conoscitore del proprio prodotto. A me interessa, invece, far ragionare i lettori di LaC News24 su due concetti: vitigni autoctoni e vitigni internazionali.

Il rosso Muranera nasce da un blend (cioè un assemblaggio) di Gaglioppo e Magliocco Dolce, due autoctoni, e di Cabernet Sauvignon e Merlot, due internazionali. Siamo di fronte a uno degli esempi più riusciti, in Calabria, di uso accorto e armonioso delle due grandi famiglie di uve. Per autoctoni si intendono quei vitigni che hanno un grande radicamento storico in un determinato territorio, con caratteristiche distintive che vengono esaltate da specifici terroir (la combinazione di patrimonio genetico, clima, terreno, irraggiamento solare, vento, saperi dell’uomo). Gli internazionali sono, al contrario, alloctoni, cioè non-autoctoni, ma l’aggettivazione significa anche che sono diffusi ovunque: nati in alcune aree, come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot che provengono dalla Gironda e dalla zona di Bordeaux, o il bianco Chardonnay e il Pinot nero radicati in Borgogna, terra di Champagne, o ancora il Syrah, a bacca nera, molto probabilmente giunto dal Medio Oriente, vengono ormai coltivati in tutti i continenti con risultati anche superlativi. Ciò che distingue gli autoctoni dagli internazionali è, pertanto, il fattore tempo, perché a rigor di logica ogni varietà di uva è stata trapiantata arrivando da altro luogo: se questa pratica è avvenuta migliaia o centinaia di anni fa, parliamo appunto di autoctoni, se invece è molto più recente siamo di fronte a vitigni alloctoni (non-autoctoni), tra i quali gli internazionali. Ci venga perdonata la ripetitività di alcune parole ed espressioni, ma non tutti i consumatori hanno avuto il tempo di addentrarsi nei “segreti” della vitivinicoltura.

In Italia sono stati censiti oltre 350 vitigni autoctoni, molti dei quali sono propri della Calabria, regione vitivinicola antichissima, a partire senz’altro dagli Enotri (II millennio a.C.), e quindi molto prima della luminosa stagione magnogreca (tema sul quale mi sono molto intrattenuto nel mio volume intitolato “L’Alberello Enotrio”). Se volessimo proprio estremizzare, per autoctono “puro” dovrebbe intendersi solo quel vitigno emerso e affermatosi in un determinato luogo nell’ambito dei primordiali percorsi di domesticazione della vite, con incroci tra genotipi di Vitis vinifera sativa, che è quella coltivata in Europa, e forse anche di Vitis vinifera sylvestris che ne è il progenitore selvatico ed è quindi spontanea. Ma la “purezza” è un’estremizzazione culturale della modernità, mentre la storia ci ha insegnato che piante e uomini sono andati avanti per contaminazioni e stratificazioni successive.

Al giorno d’oggi, sintetizziamo, esistono quindi vitigni autoctoni, come il Gaglioppo, principe dell’area Doc del Cirò, e il Magliocco Dolce diffuso in buona parte della Calabria, entrambi a bacca nera. Nel Registro delle Varietà di Vite tenuto dal Ministero dell’Agricoltura quali sinonimi del Magliocco Dolce vengono menzionati Greco Nero, Marsigliana Nera e Arvino.

Torniamo al gusto inconfondibile del Muranera, con il quale Tenuta Iuzzolini, la più importante cantina della Calabria, propone un riuscitissimo assemblaggio tra due vitigni autoctoni da un lato (Gaglioppo e Magliocco Dolce) e due vitigni internazionali dall’altro (Cabernet Sauvignon e Merlot) però coltivati in provincia di Crotone. Ecco un punto sul quale riflettere molto: un clone di Cabernet Sauvignon coltivato in Gironda, di fronte all’Oceano Atlantico, nel sud-ovest della Francia, non sarà mai identico al "gemello" coltivato nell’estremo sud d’Italia, come nel caso del Cirotano. Il terreno, la luce, le temperature, il clima, la piovosità o la siccità, le tecniche di allevamento… sono tutti fattori che determinano un esito diverso anche per lo stesso patrimonio genetico di un vitigno.

Nel Muranera abbiamo senz’altro un accostamento tra autoctoni e internazionali, ma anche una lettura targata Iuzzolini del Cabernet Sauvignon e del Merlot. Ecco perché il Muranera è unico. Un’ultima precisazione: siamo di fronte a un blend, cioè a un assemblaggio di uve vinificate separatamente, e non ad un uvaggio, il che accade quando le uve di diversa provenienza vengono vinificate contestualmente.

Ogni vitigno del Muranera è stato quindi lavorato al meglio della sua maturazione e del suo equilibrio. Macerazione sulle bucce per 10-15 giorni, maturazione del vino per 10-12 mesi in barriques di rovere francese, affinamento in bottiglia a temperatura controllata, grado alcolico pari a 14,5. Infine voglio menzionare la descrizione organolettica proposta da Tenuta Iuzzolini.

Profumo: intenso, con sentori fruttati, dolci e maturi, note balsamiche e floreali di violetta su lieve accento di tabacco in chiusura. Sapore: caldo e vellutato, vino che mostra grande struttura al gusto e notevole personalità; l’alcol si fonde nel morbido tannino in un convincente equilibrio. Lasciamo agli appassionati del vino l’eventuale piacere di confrontare sensazioni personali con l’analisi suggerita dal produttore. Io resto dell’avviso che un vino, come una pietanza, debbano essere lasciati all'incantevole variabilità soggettiva che è determinata da sintesi uniche: età, esperienze, cultura, palato, naso… Non siamo tutti uguali, anzi, siamo tutti assolutamente diversi per cui ogni tentativo di standardizzazione si infrange contro il pilastro dell’individuo e dell’individualità. Nel caso del Muranera consiglio un abbinamento con formaggi stagionati, carni saporite, ma anche un fine pasto o un fuori pasto “da meditazione” con salumi della tradizione calabra. Ottimo con il Caciocavallo Silano, sublime con il Caciocavallo podolico e il suo retrogusto erbaceo.