Sono fermi da 50 giorni gli operatori del commercio ambulante calabrese, perché i sindaci hanno tenuto chiusi i mercati, benché i decreti consentissero l’apertura alla vendita di prodotti alimentari. Lo afferma Rosario Antipasqua, coordinatore regionale della categoria di Confesercenti, che rilancia la denuncia assieme a Domenico Paonne, imprenditore di Melicucco.
In questi giorni romba inutilmente il bisonte amico di massaie e consumatori, quello che in gergo si chiama autonegozio – un mezzo che può costare anche 300.000 euro - perché la pandemia ha spento i motori anche degli ambulanti.

«Non abbiamo voluto fare polemica con i sindaci – prosegue Antipasqua – ma stiamo chiedendo collaborazione perché il mercato alimentare può aprire, nel rispetto delle norme di sicurezza». In effetti, da qualche giorno Rende e Siderno consentono i mercati, anche altri Comuni si stanno adeguando, ma ancora è poco. «Conosco colleghi – gli fa eco Paonne – che hanno dovuto sospendere l’assicurazione del mezzo. Il governo dovrebbe attivarsi per prevedere delle misure specifiche». È un universo variegato quello di un settore che conta in Calabria 5.000 operatori che creano 10.000 posti di lavoro.

«Non è possibile – prosegue Antipasqua – per aziende che hanno fatturati piccoli, attingere ai fondi che nel rapporto con le banche prevedono la creazione di altri debiti. Occorre dunque riaprire al più presto e con senso di responsabilità». Quella che ha dimostrato Paonne, che ha attrezzato il suo negozio mobile e fa le prove del distanziamento che dovrà imporre ai clienti. «C’è voglia di ripartire – conclude – ma è certo che questo fermo di 50 giorni ha causato danni incalcolabili».