VIDEO | Secondo la normativa europea le scuole guida non possono essere considerate enti di formazione di cultura e pertanto non hanno più diritto all’esenzione
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Chi insegna lo fa parlando a chi sta seduto tra i banchi, e chi apprende ha bisogno come tutti gli studenti anche dei libri. La scuola guida italiana, però, dal marzo scorso - per via di una risoluzione della Corte europea - non può essere considerata un ente di formazione di cultura e, per questo, non ha più diritto all’esenzione del pagamento dell’Iva. Ora la deve imporre ai clienti, con un’aliquota del 22%, e si prevede un caro patenti molto salato. Le stime parlano di un’impennata da 750 euro a mille euro, però la questione non è solo economica ma è anche di principio. «Non è concepibile - evidenzia Franco Ciliberto, di un’autoscuola di Tropea - che venga chiesto ad un ragazzo di 18 anni di pagare oltremisura per imparare norme e sicurezza sulla strada. La nostra è formazione a tutti gli effetti».
La beffa salata è doppia per le aziende. La rivoluzione voluta a Bruxelles - che equipara le scuole europee e in Italia taglia la funzione sociale che prima era incoraggiata - è stata interpretata per il futuro e per il passato. Le aziende rischiano il salasso perché non potendo pretendere dai corsisti i pagamenti prima non dovuti, si trovano a dover versare la vecchia Iva. «L’Agenzia delle entrate, come beffa, ci ha chiesto non solo il versamento dell’Iva dal 2 settembre in poi, e va bene, si fa per dire; ci ha chiesto di pagarla anche per i cinque anni precedenti, dal 2014 ad oggi».
Da qui nasce la protesta di questi giorni. A Tropea si sono già incontrati i gestori delle 25 autoscuole della provincia vibonese, per preparare assieme ai colleghi di tutta la regione l’adesione alla mobilitazione nazionale in programma per mercoledì 18 settembre a Roma. «Nella capitale ci sarà una manifestazione mai vista di tutte le autoscuole insieme, perché è troppo scriteriata, senza basi ed anche crudele - conclude Ciliberto - questa risoluzione europea».