L'emendamento approvato ieri alla legge di stabilità in Senato prova a mettere una pezza all'annoso problema dei lavoratori Lsu-Lpu calabresi senza però riuscire nell'intento di scrivere la parola fine ad una vertenza che ogni fine anno infiamma le piazze con proteste e azioni anche eclatanti. Il testo normativo propone infatti una proroga per i 4.500 lavoratori calabresi, fino a dicembre del 2020, senza però prevedere adeguate risorse nè le deroghe necessarie a superare la legge Madia.

«La somma necessaria per poter affrontare e risolvere questo problema è di cinquanta milioni e non di trenta - ha chiarito il segretario regionale Cisl Calabria, Tonino Russo - ma è anche necessario storicizzare questo importo poichè dovrà accompagnare fino alla pensione il lavoratore una volta stabilizzato». E infatti l'emendamento prevede l'avvio del processo di stabilizzazione senza garantire risorse storicizzate ai Comuni che negli anni a venire si troveranno a dover retribuire i lavoratori. Ma ancor di più non prevede le deroghe alla legge sulla pubblica amministrazione. «La prima deroga dovrebbe essere introdotta per consentire a questi lavoratori di poter essere assunti in sovrannumero, quindi al di fuori del piano del fabbisogno. La seconda deroga dovrebbe riguardare il superamento del vincolo che nelle pubbliche amministrazioni dispone l'impossibilità di superare il 25% delle ore per i dipendenti part time». E' tutto fuorchè risolta, quindi, la vertenza degli Lsu-lpu che anche quest'anno potrebbe nuovamente portare in piazza malcontento e rabbia: «Lanciamo un appello alla deputazione parlamentare calabrese per rivedere assieme il testo normativo per evitare ciò che è avvenuto negli anni passati, che la disperazione diventi non più governabile».