Tre milioni e settecento mila euro, questo è il valore delle Officine grandi riparazioni di Saline Joniche. Le Ferrovie dello Stato, da quando hanno deciso di dismettere l’impianto, stanno cercando di vendere e, anno dopo anno, stanno abbassando la soglia a base d’asta. Nel 2017 chi avesse voluto entrare in possesso dell’aera che ospita il complesso industriale – oltre 351 mila metri quadrati: l’equivalente di cinquanta campi da calcio con tanto di centrale elettrica e depuratore – avrebbe dovuto sborsare quasi cinque milioni di euro.

Un capannone vuoto

L’ultima locomotiva riparata a Saline Joniche è ritornata sulle rotaie nel lontano 2001. Quello che resta sul territorio è un capannone vuoto, senza vita, innestato dentro una fetta di territorio che l’azione incurante dell’uomo sta avviando al degrado. Eppure quella fabbrica, che negli anni novanta era un’eccellenza internazionale, ha avuto un cuore pulsante che non hai mai potuto battere a pieno ritmo.

Le maestranze promesse

Delle mille maestranze promesse solo duecento lavorarono con i torni computerizzati o le macchine di ultima generazione presenti nelle aree produttive. Lo Stato a Saline aveva investito diversi miliardi delle vecchie lire per creare una cattedrale nel deserto. Diciotto anni fa i cancelli vennero chiusi definitivamente. L’asta, invece, è ancora aperta ma, ad oggi, nessuna offerta è stata ancora presentata. In questi anni non è mai stata presa, seriamente, in considerazione nessuna ipotesi di riconversione dell'area.