Si chiamava progetto Pentagon, era ricompreso nel programma nazionale per la promozione dell’energia solare e in Calabria aveva lo scopo di realizzare l’installazione di impianti solari termici per la produzione di calore a bassa temperatura per l’acqua calda sanitaria in 24 presidi ospedalieri nelle province di Vibo Valentia, Crotone e Cosenza.

Il progetto, partito nel 2011, per la realizzazione degli impianti solari termici è stato guidato dall’Azienda Sanitaria di Cosenza quale azienda capofila e stazione appaltante anche nell’interesse delle altre aziende sanitarie coinvolte nella realizzazione degli impianti (Crotone e Vibo Valentia). L’Asp di Cosenza aveva delegato al consorzio Energas la predisposizione di tutti gli atti amministrativi e tecnici, la redazione dei progetti preliminari ed esecutivi ed ha stabilito che il suddetto consorzio avrebbe curato la gestione tecnico amministrativa dell’intero iter relativo al bando e al successivo appalto vigilando nell’interesse dell’Azienda il corretto adempimento da parte della società aggiudicataria.

Gli impianti, però, non sono mai entrati in funzione e dopo 13 anni il risultato è che si trovano in totale stato di abbandono e incuria e appaiono «taluni visibilmente danneggiati e tutti comunque evidentemente dismessi e non funzionanti». 

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Le citazioni a giudizio

L’indagine della Guardia di finanza di Catanzaro ha accertato che all’epoca dei fatti vennero nominati il dirigente regionale Antonio Capristo quale Rup, responsabile unico del procedimento, Nicola Errante quale direttore dei lavori realizzati nell’interesse delle Aziende sanitarie di Cosenza e Vibo Valentia, Annibale Parise quale direttore dei lavori realizzati nell’interesse delle Azienda sanitaria provinciale di Crotone.
Inoltre presidente del consorzio Energas era Giovanni Giannini mentre referente tecnico del progetto era Nicola Buoncristiano.
Oggi la Corte dei Conti ha notificato a tutti e cinque i professionisti l’atto di citazione in giudizio per l’avvio del processo contabile. Sono ritenuti responsabili di un danno erariale stimato in circa 1,5 milioni di euro, in quanto intervenuti a vario titolo nell’esecuzione dell’appalto per la realizzazione degli impianti solari termici.

Il collaudo dopo anni e le omissioni sulla regolarità dei lavori

Le Fiamme gialle hanno innanzitutto constatato che tra la data di ultimazione dei lavori, a luglio 2012, e il collaudo degli impianti, tra il mese di luglio 2014 ed i primi mesi dell’anno 2015, «è intercorso un considerevole lasso temporale durante il quale erano già emerse le rilevanti problematiche afferenti al funzionamento degli impianti».

Per quanto riguarda le problematiche degli impianti, la Corte dei Conti rileva che i cinque professionisti «erano tenuti, per il ruolo e le funzioni ricoperte, ad evidenziare tali situazioni, prima ancora del collaudo delle opere e dei pagamenti all’Ati appaltatrice. I fatti accertati consentono di evidenziare un colpevole contegno omissivo in ordine all’effettiva regolarità dei lavori eseguiti e alla completezza degli interventi volti a rendere funzionali ed operativi gli impianti realizzati ancor prima di eseguire i pagamenti a favore dell’Ati». 

Lo stato dell’arte a Cosenza, Vibo e Crotone

In particolare, scrive la Procura regionale della Corte dei Conti, per quanto riguarda l’Asp di Cosenza «gli impianti sono stati installati nei presidi ospedalieri di San Marco Argentano, Acri, San Giovanni in Fiore, Praia a Mare, Scalea, Cetraro, Paola, Mormanno, Castrovillari, Cariati, Corigliano Calabro e Trebisacce» e sulla base degli accertamenti della Guardia di finanza «sono stati inutilizzati dall’azienda sanitaria e che, secondo le ispezioni compiute e gli accertamenti tecnici eseguiti, sono rimasti in stato di abbandono e nella più assoluta incuria. Questo indiscusso stato di fatto ha comportato per l’erario pubblico un inutile spreco di risorse e per l’azienda sanitaria, quale parte committente, l’impossibilità di potere fruire dei benefici e dei connessi vantaggi correlati all’approvvigionamento energetico tramite lo sfruttamento dell’energia solare piuttosto che con l’impiego dei combustibili tradizionali».

Per quanto riguarda l’Asp di Vibo Valentia «gli impianti sono stati installati nei presidi ospedalieri di Mileto, Nicotera, Pizzo Calabro, Serra San Bruno, Soriano Calabro, Vibo Valentia e Tropea». Anche qui «gli impianti realizzati sono stati inutilizzati dall’azienda sanitaria e che, secondo le ispezioni compiute e gli accertamenti tecnici eseguiti, sono rimasti in stato di abbandono e nella più assoluta incuria». 

Stesso discorso per quanto riguarda l’Asp di Crotone, dove l’installazione è avvenuta nel capoluogo di provincia (dove l’impianto è risultato sottodimensionato), a Cirò Marina e Mesoraca (dove l’impianto è risultato sovradimensionato). In tutti i casi «il progetto definitivo non risultava conforme al progetto preliminare».