Dalle micro alle macro imprese arriva la stessa richiesta di concretezza da parte del governo: liquidità immediata e sospensione delle imposte per fronteggiare la crisi economica.

 

«Basti pensare al settore pubblicitario che crea un indotto a livello nazionale di oltre 3 miliardi di euro, con l’emergenza sanitaria la filiera pubblicitaria rischia il collasso e non è stato ancora preso nessun provvedimento da parte del governo».

 

Parla Maria Grazia Falduto, direttore generale del Gruppo Pubbliemme, ospite della trasmissione “Prima della Notizia” del Network LaC, ricostruendo una breve cronistoria sui 5 DL, ad oggi non convertiti, e gli 8 Dpcm adottati dal governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19.

 

«Ad oggi – commenta la Falduto – quelli più diffusi a livello mediatico sono il decreto Cura Italia e il Decreto Liquidità, entrambi prevedono misure di sostegno in materia di adempimenti fiscali, di accesso al credito e anche in materia di lavoro. Eppure i due decreti presentano incongruenze e contraddizioni:per le grandi imprese che hanno presentato ricavi di vendita al 31 dicembre 2019superiori ai 2 milioni di euro la sospensione è stata di soli 4 giorni, ovvero alcuni imprenditori hanno dovuto pagare tasse e contributi anziché il 16 marzo il 20 marzo. Subentra poi un ulteriore deficit nei DL che prevedono la sospensione dei tributi in materia fiscale solo nel caso in cui nei mesi di aprile e maggio si registrerà un decremento di fatturatodi almeno il 33%, per le aziende che invece superano i 50 milioni di fatturato, il calo deve corrispondere al 50%.

 

Le imprese oggi hanno necessità di avere una sospensione degli adempimenti fiscali per la loro ripresa effettiva perché molte attività ad oggi sono ancora ferme. Ciò che le associazioni di categoria avevano proposto al Governo, soluzione a mio avviso più concreta ed efficace, era fare una sospensione dei versamenti fiscali fino al 30 settembre.

 

Allo stato attuale coloro che non hanno versato i tributi nei mesi di marzo, aprile e maggio hanno la possibilità di pagarli in un'unica soluzione al 30 di giugno o di rateizzarli in 5 rate. Ma mi chiedo, ipotizzando la riapertura delle attività al primodi giugno, come possano le attività e le imprese realizzare delle entrate finanziare tali da coprire la scadenza prevista per il 30 giugno.

 

Il fermo della nostra attività doveva prevedere una sospensione o quantomeno una revisione deitributi. Senzaqueste misure di sostegno potremmo non essere in grado di rispettare gli adempimenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Mi riferisco non solo al settore pubblicitario e della comunicazione, ma a tutto l’indotto che il nostro comparto genera e che al tempo stesso garantisce il maggior numero di introiti fiscali ai comuni.

 

Al momento non è previsto nessun credito di imposta per le tasse corrisposte ai comuni, l’accesso alla liquidità per un valore superiore a 25mila euro dal punto di vista burocratico è risultato complesso, immaginiamo come potrà essere per importi più consistenti, saremmo oggetto del merito creditizio e di una procedura fiscale lenta e farraginosa.

 

Per questi motivi chiediamo al governo di riconoscere una franchigia di 6 mesi sull’imposta di pubblicità e un credito d’imposta per coloro che investono in outdoor nella misura del 40%, un investimento in pubblicità come bene strumentale immateriale».