«Ho sempre desiderato fare la scienziata sin da quando ero bambina. Ricordo che mi immaginavo con il camice in laboratorio. Poi ho avuto la fortuna di farlo davvero studiando vicino casa e non posso che essere contenta». Ha realizzato il suo sogno Sandra Savaglio, nata a Cosenza 53 anni fa, oggi astrofisica di fama internazionale, autrice di circa 200 pubblicazioni.

Dopo un’infanzia trascorsa a Marano Marchesato si laurea all’Università della Calabria, la stessa che dopo più di 20 anni di lavoro a Baltimora e in Germania, nel 2014 le propone con suo grande stupore di tornare a casa e di diventare ordinario di Astrofisica, dipartimento di Fisica. «Quando è successo non ci credevo e dicevo a me stessa “sicuramente non è vero quindi è inutile raccontarlo”. Per convincermi che fosse vero ci è voluto un po' di tempo e quando ci ripenso riesco ad emozionarmi come allora».

Una scienziata da copertina

È il 2004 quando la foto della Savaglio, specializzata nello studio dell’origine dell’universo, finisce sulla copertina del Time accompagnata dal titolo ”how Europe lost its science stars“ ovvero “così l’Europa perde le sue stelle della scienza” quale simbolo dei molti scienziati europei che si trasferivano negli Stati Uniti. Tornando a lavorare in Calabria la Savaglio si è portata dietro un bagaglio importante. Qui è possibile fare ricerca ma, dice la professionista, bisogna fare i conti con una burocrazia asfissiante.

Burocrazia asfissiante

«La nostra università è grandissima, ci sono 27mila studenti, è un campus all’americana molto attivo. Portiamo avanti grandi progetti scientifici ma dobbiamo fare i conti con alcune criticità, tra tutte la burocrazia che ci fa solo perdere tempo, è come avere una palla al piede. Ad esempio se devo stare dietro ad una lettera la devo scrivere, la devo stampare, firmare, devo ripetere l’operazione perché ho sbagliato data. Insomma perdo tempo ed è un danno che si fa alla ricerca. Io costo tanto allo Stato italiano e quei cinque, dieci, trenta minuti in più che devo perdere per queste stupidaggini, moltiplicati per le migliaia di ricercatori e scienziati che ci sono in tutta Italia, provocano un danno enorme».

«Peccato perché l’Italia è un paese avanzato e dovrebbe essere al pari con altri paesi avanzati, anche vicini, come la Francia, la Germania. E in più dipendiamo dalla politica: dobbiamo dare conto ai politici per quel poco che ci viene offerto. Andare fuori per una persona che vuole fare ricerca è normale – spiega la Savaglio -. Anche in Germania i tedeschi vanno fuori. Ma gli stranieri hanno difficoltà a venire in Italia perché siamo ancora indietro, anche per colpa della burocrazia. E quindi se un francese deve scegliere tra la Germania e l’Italia, sceglie la Germania».

L'appello alla politica

Eppure, secondo la professionista con la passione per le stelle, i politici capaci ci sono e conoscono bene queste problematiche. «Ad esempio il neo ministro dell’università e della ricerca Gaetano Manfredi è il rettore della Federico II di Napoli. Chi ci governa conosce bene queste problematiche. Bisogna fare uno sforzo in più per sburocratizzare il sistema».

Ma nonostante questi e altri problemi la Savaglio rifarebbe la scelta di tornare nella sua terra? «Sì, senza dubbio – risponde -. Nel periodo in cui mi è stata fatta la proposta di tornare a casa stavo valutando l’ipotesi di andare a Parigi ma poi ho preferito tornare in Calabria perché è la mia terra e perché mi è stata fatta un’offerta migliore».

L'incontro con la Lega navale

Abbiamo incontrato l’astrofisica a Davoli, nel Catanzarese, in occasione del partecipato incontro “La ricerca dell’acqua sui pianeti per la colonizzazione umana” organizzato dalla Lega navale italiana e dall’Istituto comprensivo statale nell’ambito del progetto formativo “Navigando alla scoperta dell’acqua sui pianeti facendosi guidare dalle stelle e dalle comete” nel mese della cultura 2020, arricchita dalla mostra fotografica sui pianeti di Simone Servello, al quale sono intervenuti il sindaco di Davoli, Giuseppe Papaleo, il presidente della locale sezione della Lega navale, Giacinto Bagetta, che è anche professore ordinario di Farmacologia Unical, e il direttore della rivista Lega navale, Paolo Bembo.