La situazione in Calabria  è sempre più grave. A lanciare l’allarme uno studio di noiItalia 2015 dell’Istat. I dati sono oltremodo preoccupanti, economia, ambiente, istruzione ,tecnologie, spesa sociale,  risultano i  settori più colpiti dalla crisi. Praticamente stabile il comparto dell’agricoltura  e il turismo.
Partiamo dall’economia, il Pil della Calabria rimane il più basso d’Italia (14.383 euro all’anno rispetto ai 32.000 della provincia di Bolzano), ultimi per tasso di produttività del lavoro. Per non parlare del mercato del lavoro: in Calabria tra i tassi più alti di disoccupati di lungo corso (64%), record per la disoccupazione(22%)e soprattutto quella giovanile (56%).
Nelle famiglie i livelli di povertà sono da primato perché uno su tre vive in condizioni di emarginazione  e miseria.
La nostra regione è ultima anche per ricerca e sviluppo, ai quali destina lo 0,01 del Pil. Un altro schiaffo arriva dalla voce sociale, solo il 2% dei bambini va all’asilo pubblico, in Emilia invece  quasi il 30%.
Un dato che fa sicuramente riflettere è che la Calabria si pone al vertice della classifica degli omicidi volontari commessi (e anche dei tentati omicidi) con un rapporto di 2,437 omicidi ogni 100mila abitanti; il dato medio italiano è 0,83. Nonostante ciò le famiglie si sentono al sicuro, la Calabria fa registrare solo il 21,6% di famiglie che percepiscono il rischio di criminalità contro il 40,8% del lazio.
 Gli unici segni vitali per la regione sono l’agricoltura e il turismo. Le aziende agricole calabresi sono infatti fra le più competitive d’Italia, alle spalle solo di Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Qui c’è un’agricoltura di prodotti di nicchia che identificano il territorio in maniera originale, come il bergamotto e il cedro. Si pensi che ogni anno i rabbini arrivano per cercare il prodotto più puro per le loro feste.
Per quanto riguarda il turismo la Calabria ha i posti letto, 99 ogni mille abitanti, molti di più rispetto alla Lombardia (35%) e qui i turisti soggiornano a lungo.
Ma c’è anche una regione con santuari e chiese che meriterebbe il viaggio dei paesi più lontani, c’è un territorio incontaminato che però finora  riesce ad attrarre solo il 3.1% dei vacanzieri, briciole rispetto all’11,4% della Toscana.


Anna Prete