Ogni giorno un commerciante si sveglia ed è costretto a ricordare di che colore sia l’Italia, se zona rossa, arancione o gialla, per sapere se potrà alzare la saracinesca e come si dovrà comportare. È il caso dei bar costretti ad accogliere i clienti all’esterno o all’interno, a preparare il caffè da asporto o al banco a seconda della normativa. Ma c’è anche chi deve rimanere a “riposo forzato”, a godere di ferie in uno dei periodo in cui, generalmente, la tentazione a spendere è maggiore. Il tutto mentre le casse piangono e tributi e tasse continuano a bussare.

Basta fare un giro sul corso principale di Lamezia Terme, in quella che una volta era la via dello shopping, per vedere un susseguirsi di cartelli di fitto su negozi, anche di grandi marchi, vuoti. Rimangono vetrine polverose e qualche manichino all’interno.

Quasi ovunque le vendite promozionali sono iniziate e c’è chi lavora ai saldi veri e propri visto che domani sarà l’ultimo giorno di apertura e poi inizierà la zona rossa al termine della quale inizieranno gli sconti secondo il calendario ufficiale. Ma, intanto, le perdite non si contano.

Il Covid fa paura, ma ancora più timore fa il non riuscire a far quadrare i conti, il non vedere un orizzonte entro il quale ritornare ad una parvenza di normalità, mentre ci sono fornitori e dipendenti da pagare, oltre che i fitti. Dichiarare zona rossa nei giorni che per il calendario sono sempre stati “rossi” per i commercianti era già abbastanza.

A non convincere è il protrarsi anche nei giorni successivi. Come quella pausa che li vedrà chiusi dal 31 dicembre e fino al tre gennaio e che avrebbero volentieri evitato.
A non lamentarsi sono le librerie: per loro rosso, arancione e giallo sono solo colori e sembra che, anzi, ci abbiano guadagnato.