Non è solo un cambio di governance, ma un vero e proprio cambio di prospettiva. La Zes unica per tutto il Sud è un provvedimento che cambierà le politiche industriali del Mezzogiorno che, di fatto, vengono tolte alle Regioni per centralizzarle con la cabina di regia a Palazzo Chigi.

La circostanza è evidente se si guardano due parametri. Il primo è la dotazione finanziaria. Per il primo anno il Governo ha stanziato 1,8 miliardi. Giusto ieri il commissario della Zes di Campania e Calabria ha presentato lo studio commissionato a “The European House - Ambrosetti” sui risultati della sua gestione nelle due regioni. Il report contiene una serie di dati sulla Campania che da sola ha prodotto 1,1 miliardi di credito d’imposta e complessivamente un valore per il territorio superiore ai due miliardi. Sulla Calabria invece nemmeno una cifra, solo i 19 milioni di euro utilizzati per infrastrutturare le zone industriali che però non c’entrano nulla con la Zes. Si tratta di fondi del Pon legalità che sono stati gestiti dal commissario della Zes in qualità di soggetto attuatore.

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Ma se la sola Campania ha prodotto crediti d’imposta per oltre un miliardo è evidente che la copertura finanziaria della Zes unica è insufficiente se le zone di agevolazioni sono state aumentate di 500 volte secondo le opposizioni. Proprio qui sta il cambio di visione. Evidentemente la gestione degli investimenti passa dalle Regioni allo Stato centrale e sarà lui a selezionare e dirigere gli investimenti.

Ma che tipo di investimenti? Qui ci viene in soccorso un altro comma contenuto nel Decreto Sud ovvero il limite dei 200mila euro sotto il quale non si accede alle agevolazioni. Nel corso del dibattito alla Camera l’ex Ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha detto che è un limite che blocca la strada alle pmi italiane e apre solo ai grandi investimenti stranieri. Il problema è che le pmi sono l’ossatura dell’economia italiana. Non a caso la stessa Carfagna ha citato il commissario della Zes d'Abruzzo il quale, audito in commissione Bilancio alla Camera, ha detto che il 90% degli investimenti realizzati da quelle parti sono stati messi in campo dalle piccole e medie imprese.

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Adesso il Decreto Sud è atteso al dibattito in Senato che dovrebbe convertire in legge il testo entro il 18 novembre. Alla Camera il Governo ha messo la fiducia facendo cadere tutti gli emendamenti. Vedremo se in Senato il testo verrà modificato. Obiettivamente è difficile. La sensazione resta che le Zes diventeranno appannaggio delle grandi aziende, soprattutto estere, che il Governo selezionerà. Un bene o un male? Forse per la Calabria un bene. Almeno a leggere il report della Ambrosetti nel quale si legge che gli sforzi da queste parti si sono concentrati solo sulla creazione dei prerequisiti per gli investimenti ovvero alla creazione di zone industriali degne di questo nome. Un tentativo che alla politica calabrese non è riuscito dal 2017, data in cui è sorta la Zes, ad oggi. Inutile sorprendersi poi se gli investimenti attratti dalla Zes in Calabria si contano sulle dita di una sola mano.