È una storia di rinascita quella del borgo di Belmonte Calabro, trasformato tre anni fa in un albergo diffuso e salvato dall’abbandono, sta facendo il giro del mondo: piace all’estero, soprattutto a inglesi e giapponesi che ne elogiano il modello di sviluppo turistico sostenibile del territorio. Ha conquistato le pagine di riviste di settore e l’Ansa, nella sezione Viaggi, gli dedica un approfondito servizio.

La sfida

Ecobelmonte, è il frutto del lavoro di un gruppo di amici che dieci anni fa ha deciso di ridare vita al proprio borgo, arroccato su una collina di tufo davanti alla costa cosentina, e di salvarlo dall’abbandono. Senza fondi europei o statali ma solo con l’aiuto delle proprie forze e di un mutuo trentennale, i giovani calabresi hanno deciso di salvare il borgo medievale che rischiava il degrado e lo spopolamento. Inizialmente hanno istrutturato  due vecchie abitazioni secondo i principi della bioarchitettura per affittarle a turisti di passaggio. Grazie alla fondazione dell’associazione A’ Praca, che nel dialetto locale indica la roccia dove sorge il paese, hanno recuperato altre 14 case nel centro storico.

La rinascita del borgo

Il paese non è stato a guardare. Tante persone hanno messo a disposizione le proprie case disabitate da ristrutturare, coinvolgendo anche gli artigiani locali che hanno utilizzato materiali tipici del territorio per i lavori di ristrutturazione. Per far ripartire il centro sono stati anche costruiti due parcheggi. Una mossa che ha consentito ai visitatori di lasciare l’auto e di muoversi liberamente a piedi nel centro, lungo le viuzze strette e le ripide scalinate, tra le case addossate le une alle altre e le residenze signorili aperte su piccole piazzette con archi arabeggianti e giardini pensili. Il resto è venuto da sè: hanno ripreso vita anche un orto, una piccola vigna, alcuni negozi di prodotti tipici, una trattoria, un piccolo museo dell’arte della filanda e, soprattutto, la memoria storica del borgo cosentino.

Belmonte diventa un albergo diffuso

Tanto sacrificio che ha permesso a Belmonte di diventare un albergo diffuso (www.ecovacanzebelmonte.it), un nuovo modello di ospitalità che promuove il turismo sostenibile con poco cemento e propone, più che un semplice soggiorno, un nuovo stile di vita. Un modo antico di ospitalità dove i villeggianti entrano in relazione con i residenti, diventandone per un po’ vicini di casa. I primi turisti a beneficiare di questo primo albergo diffuso in Calabria sono stati per lo più stranieri, soprattutto provenienti dal Nord Europa, ma Giuseppe Suriano, tra i primi fondatori del modello Ecobelmonte, è certo che il progetto avrà sempre più successo anche tra i connazionali. E non solo per l’economia locale, ma anche come modello turistico per molti altri borghi medievali in semiabbandono sparsi sul territorio italiano, che possono trasformare il proprio degrado in una risorsa economica.

Gli itinerari culturali

Oggi Belmonte Calabro rappresenta un’ottima base per scoprire il territorio, poco conosciuto, lungo itinerari artistici e naturalistici: dal parco marino “Scogli di Isca” alla vetta del monte Cocuzzo, a 1.541 metri sul livello del mare, tra alberi secolari che si affacciano sul Tirreno e che nelle giornate limpide guardano verso l’arcipelago delle Eolie. Sono tanti i percorsi e gli itinerari disponibili a piedi o in mountain bike. Tra i più richiesti sono nel parco nazionale del Pollino, a Cosenza e lungo la costa dei cedri. Borghi dipinti e sentieri della fede alla scoperta delle prelibatezze locali, in particolare dei gustosi pomodori e dei famosi peperoncini.