VIDEO | Franco e Maico Campilongo sono due fratelli cosentini che hanno coronato il proprio sogno imprenditoriale affermandosi come ristoratori in California. Ecco come ce l’hanno fatta
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Partire con una valigia pieni di sogni e speranze dalla Calabria, volare in America per imparare una nuova lingua e diventare, solo qualche anno più tardi, un imprenditore di successo nella Hollywood della California. È la storia di Franco Campilongo, giovane di Scalea, che da quasi vent'anni vive stabilmente oltreoceano e gestisce due locali di successo, il Terùn, aperto nel 2013 e considerato il tempio della pizza di Palo Alto, e iTalico, inaugurato nel 2016, dedicato invece al mondo della pasta. Franco ha ricostruito la sua vita lì, nel nord della California, anche grazie al supporto del fratello Maico, che l'ha raggiunto quattro anni più tardi e non prima di aver rinunciato al posto fisso che si era guadagnato a Trento, dopo aver svolto una miriade di lavori. «Ci vuole tanto coraggio - ha detto Franco ai nostri microfoni - ma a volte ce ne vuole altrettanto a restare. All'inizio non è stato facile, ma io ci ho provato e ho avuto fortuna».
Da Zuckerberg a Bezos, ecco chi sono i suoi clienti
Quando Franco nei primi anni 2000 arriva in America è un soltanto un giovane italiano intenzionato a imparare la lingua, pensa di dover restare qualche mese e poi ritornare nella sua amata Calabria, dove lo attende un futuro incerto. Ma in quei mesi accanto a lui c'è Krystian D'Angelo, chef pugliese che vuole portare la cucina in America, che i residenti dimostrano di apprezzare. Il loro rapporto diventa il perno centrale delle loro vite e la loro amicizia si solidifica al punto che diventano inseparabili. Nel frattempo arriva anche Maico. Dopo anni di gavetta in un locale del posto, i tre decidono di aprire una pizzeria tutta loro e ben presto diventano soci. La scelta sin da subito si rivela azzeccata e gli affari vanno a gonfie vele. Forse il segreto è tutto nella ricetta della pizza napoletana che fa diventare il nuovo locale, Terùn, uno dei più frequentati di Palo Alto, nel cuore della Silicon Valley. «Qui è come stare a Hollywood - dice Franco - ma anziché attori ci vengono a trovare i giganti dell'imprenditoria e della tecnologia». Come ad esempio Marc Zuckerberg, creatore di Facebook, Jeff Bezos, patron di Amazon, Federico Faggin, inventore del microcip, tutti pazzi per la pizza italiana. Il successo ottenuto li spinge ad aprire anche un secondo locale, iTalico, che ripropone le ricette più ricercate dei piatti del Belpaese.
Il progetto "Terùn"
Anche a migliaia di chilometri di distanza, Franco e Maico non hanno mai reciso il filo che li lega alla Calabria e in particolare a Scalea, dove vive tuttora la famiglia d'origine e dove tornano, di tanto in tanto, per le vacanze. Qui ci sono ancora i loro ricordi, i posti che li hanno visti crescere e i loro amici, che continuano a frequentare nonostante l'oceano di mezzo. Uno di questi è Rossano Bruno, ideatore della competizione cicloturistica Granfondo Terùn e presidente dell'omonima squadra di atleti, che ogni anno a giugno insieme ad altre centinaia di appassionati provenienti da ogni angolo del mondo si ritrovano nella città di Torre Talao per percorrere in sella i posti più suggestivi di un lungo tratto calabro lucano. Periodo di pandemia a parte, anche i fratelli Campilongo vi prendono parte, non senza coinvolgere i ciclisti californiani, estasiati da tanta bellezza: «E' il nostro modo per promuovere la nostra terra e farla conoscere al maggior numero di persone, unendo alla passione per lo sport una vista mozzafiato».
Calabria, terra amara
In America Franco non ha trovato solo il successo professionale, ha trovato anche l'amore e dopo aver impalmato la sua dolce metà è diventato papà di due splendidi bambini. Però aver vissuto sulla sua pelle l'ebbrezza del "sogno americano" non gli ha impedito, di tanto in tanto, di ripensare alla terra, bella e maledetta. «A volte l'essere andato via mi è sembrata una sconfitta - dice malinconico Franco, da poco ritornato in Calabria per le vacanze - ma nella Silicon Valley ci sono opportunità infinite e se hai voglia di fare prima o poi ce la fai. Qui invece non è così, è tutto più difficile. Così ogni tanto penso che forse ci sarebbe voluto più coraggio a restare che andare via».