La sala è rimasta apparecchiata, ma i fornelli della cucina sono spenti ormai da più di un mese. La Santa Pasqua, negli agriturismi calabresi, non è mai stata così tranquilla.

 

Silenzio che angoscia

Ne abbiamo scelto uno della provincia di Cosenza dove avrebbero dovuto esserci almeno un centinaio di persone. Prenotazioni andate in fumo, come i guadagni di questo periodo, solitamente molto redditizio. Il Colle Vermiglio si trova a Paterno Calabro, un tiro di schioppo da Cosenza, al limite della cintura dei comuni della valle del Savuto dove il coronavirus è penetrato in maniera drammatica, costringendo numerose persone al ricovero.

 

Attività in ginocchio

La quiete di questo angolo immerso nella natura rende quasi inverosimile quanto sta accadendo all’esterno, dove l’emergenza da Covid-19 ha bloccato il paese e messo in ginocchio l’economia. Soprattutto le piccole attività, quelle familiari costruite con anni di sacrifici e lavoro. Tutto rischia di essere spazzato via.

 

L'otto marzo l'ultimo servizio

Per il giorno della Resurrezione c'era già il tutto esaurito come per la Pasquetta. E la storia della titolare Maria Turco che conduce l’azienda insieme alla sorella Giuseppina, è simile a quella di altre centinaia di ristoratori calabresi. Gli ultimi due commensali si sono seduti a tavola a pranzo l’otto marzo.

 

Senza prospettive

«Venire qui e non avere nessuno per cui cucinare, per noi che questo lavoro lo portiamo avanti con passione, è molto triste» dice Maria, preoccupata anche per le modalità della ripresa. «Perché non basterà poter riaprire il locale. Prima che le persone decidano di tornare a pranzare nei locali ci vorrà del tempo». Ecco l’intervista