Nel Bel Paese cucinare è un mosaico di tanti saperi locali, un’espressione di creatività e conoscenza che si fa tradizione e si trasmette tra generazioni
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La cucina italiana diventerà Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco? Il governo guidato da Giorgia Meloni ci crede e ha dato ampio risalto all'iniziativa anche al Vinitaly edizione 2024.
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Il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, rappresentato dal ministro Francesco Lollobrigida, e il ministero della Cultura, rappresentato dal ministro Gennaro Sangiuliano hanno lanciato nei giorni scorsi la proposta. «Da parte mia ci sarà tutto il sostegno, perché cucina italiana significa promuovere l'idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari", ha detto il Ministro Sangiuliano nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a fine marzo al Collegio Romano. «Con questa iniziativa, per la quale ringrazio il ministro Sangiuliano, vogliamo rilanciare la nostra Italia nel mondo, valorizzando quel patrimonio che abbiamo in tutti i settori - ha detto Lollobrigida - Dobbiamo solo saper raccontare, difendere e proteggere le nostre eccellenze, che rappresentano un valore aggiunto per la nostra Nazione. L’azione del Governo Meloni va in questa direzione, come conferma la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità».
La cucina italiana - è stato detto nel corso dell'incontro - non è solo cibo o un semplice ricettario ma anche un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro. È il rito collettivo di un popolo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario. “Oggi diamo inizio a una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all'estero. È una decisione presa per valorizzare un patrimonio che noi consideriamo grande e riguarda non solo gli italiani ma anche tutti gli stranieri che apprezzano la nostra cucina. Oggi è il 23/3/2023, è una data speciale e speriamo che ci porti a vincere nel 2025. Ci auguriamo che ci sia una partecipazione collettiva a questa candidatura», ha commentato il sottosegretario alla Cultura con delega all’Unesco, Gianmarco Mazzi.
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In Italia - è stato sottolineato - cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici (quando lo si fa in casa) o degli avventori (quando lo si fa al ristorante). È un mosaico di tanti saperi locali, un’espressione di creatività e conoscenza che si fa tradizione e si trasmette tra generazioni. È anche una forma di tutela della biodiversità, basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzo del cibo avanzato e sui prodotti stagionali dei vari territori. La cucina italiana fa parte della nostra storia ed è un patrimonio per 60 milioni di italiani che vivono nel Paese, per 80 milioni di italiani e loro discendenti che vivono al di fuori del Paese e per tanti stranieri che amano e si ispirano allo stile di vita italiano. A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, supportata dal Comitato scientifico preseduto dal professor Massimo Montanari e approvata a fine marzo dal consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco, sono tre comunità: l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati; la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento; La Cucina Italiana, fondata nel 1929, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola.