VIDEO | Parla il presidente dell'associazione di Catanzaro Daniele Rossi: «Le misure adottate dal Governo erano necessarie, ma le conseguenze economiche sono durissime»
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Aumenta il numero dei contagi in Calabria. I tamponi risultati positivi al Covid 19 hanno infatti sfondato quota 50, attestandosi nella giornata di oggi a 58. Gli ultimi dati poco confortanti giungono dalla provincia di Crotone, nella notte sono stati accertati otto nuovi casi.
Il fronte economico
E c'è allarme anche sul fronte economico dopo la stretta del Governo sulle attività commerciali, costrette a chiudere per evitare la diffusione del virus. «A dire il vero il Governo non ha previsto la totale chiusura delle attività commerciali - ha chiarito il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Daniele Rossi -. E a mio modesto parere sarebbe stato necessario ricalcare il modello adottato in Cina: restare fermi per quindici, ventuno giorno per poi avere una ripresa molto più concreta. La ripresa sarà dura soprattutto per la provincia di Catanzaro, per la Calabria ma in generale per l'Italia» conferma Daniele Rossi.
Proposte per la ripresa
Il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro nei giorni scorsi ha tenuto una videoconferenza con le associazioni di categoria, dalla quale è emersa una forte preoccupazione ma anche richieste concrete per sostenere la ripresa nel post-coronavirus.«Le associazioni di categoria hanno anche avanzato delle proposte - conferma Rossi - che io ho già inviato alla presidente della Regione, Jole Santelli, però queste devono essere necessariamente legate a misure economiche di livello nazionale».
Dati allarmanti
Per ora i dati economici sembrano però un bollettino di guerra: «I dati sono allarmanti, si parla di un calo del 70-80%. Basti pensare che Federalberghi ha annullato tutte le prenotazioni per una quota pari all'80% ad aprile ma a breve si arriverà al 100%. Ci sono degli alberghi che hanno chiuso e chiuderanno, delle aziende che hanno chiuso e chiuderanno; per non parlare ovviamente dei commercianti che hanno abbassato le saracinesche ben prima del decreto dell'11 marzo. La situazione è drammatica però bisogna guardare al dopo, al dopo coronavirus».