La crisi del grano e i rincari delle materie prime hanno prodotto un’accentuata lievitazione del costo del pane. Malcontento tra i consumatori che pagano un chilo di pane oltre i tre euro. Un po’ tutti portano avanti delle sacrosante ragioni, ma il problema rimane e si chiedono aiuti. Davide Sindoni è un giovane che investe nel settore della ristorazione all’estero e pochi anni fa ha deciso di tornare in Calabria, a Corigliano Rossano, dove ha aperto un punto vendita “Sindoni Boulangerie”. Ha deciso di aumentare di 20 centesimi al kg il costo del pane in base ai calcoli effettuati.

«La clientela oggi si lamenta per un riscontro dei prezzi eccessivo rispetto a prima. In realtà il costo del grano paradossalmente è sceso, afferma, ma a incidere sono gli incrementi di energia e gas. La nostra categoria ne risente molto, la vendita è scesa di circa il 20%. Come struttura stiamo lavorando sul prodotto di qualità per essere competitivi sul mercato.

La crisi non ci indurrà a compromessi, né ci farà retrocedere in qualità». Il giovane si rivolge alla locale amministrazione comunale di Corigliano Rossano affinché ipotizzi interventi di defiscalizzazione. Paolo Sisto, opera a Corigliano, sposato e padre di due figli, è il proprietario del panificio “Sisto Cosimo”. Parla di rincari generalizzati, dall’olio alla farina, dai rincari  delle consegne ai costi energetici al gas. «Prima il Covid poi la guerra, per noi è una catastrofe! Siamo stati costretti ad aumentare i prezzi per garantire la qualità. Comprendiamo i consumatori, ma per noi ad ogni ordine corrisponde un aumento. Lo Stato potrebbe intervenire riducendo l’Iva, le accise sul carburante, annunziano contributi che non arrivano mai»”.

Conflitti tra commercianti e panificatori

La crisi in atto produce anche dei conflitti tra commercianti e panificatori i quali devono fare i conti con i rincari e trovare provvisoriamente le giuste soluzioni, come afferma Antonio Francesco De Simone dell’azienda “Pan di campagna”: «Noi panificatori dobbiamo equilibrare la produzione, non panificare tanto ma il giusto, rispettando le condizioni che oggi il mercato ci impone. I commercianti devono anche capire che le nostre spese sono raddoppiate, nei prossimi giorni è previsto un ulteriore aumento del costo della farina. E purtroppo penso che non finisca qui, per le note difficoltà a reperire il grano. Mi auguro che la Calabria possa divenire produttrice di grano come lo era un tempo quando molte imprese erano dedite a questo tipo di produzione. Poi lo Stato  intervenne con provvedimenti disincentivanti e vi furono delle conversioni delle cultivar, a mio parere sbagliando».

A tal riguardo insiste un’azienda a San Marco Argentano che coltiva e produce grano. Ugo Amato è un giovane imprenditore che opera proprio in questo settore: «Lavoriamo per favorire il made in Italy e promuovere il km zero. I costi di produzione al momento, anche per noi, sono elevati a causa dell’incremento delle materie prime. Stiamo applicando la strategia di abbattere i costi per rimanere competitivi sul mercato. Rispetto all’Ucraina è un po’ difficile perché esistono in quell’area ampi appezzamenti di terreno che garantiscono quantità enormi e che in Italia non riusciamo ad avere. Tuttavia, come qualità del prodotto siamo nettamente superiori».