Contro la piaga delle morti bianche imprenditori e istituzioni provano a remare dalla stessa parte, impegnandosi in un programma di prevenzione degli incidenti sul lavoro condensato in un protocollo sottoscritto da Confapi e Arma dei Carabinieri che vede la Calabria protagonista di un ciclo di appuntamenti per il contrasto al caporalato, la promozione di buone pratiche e il rispetto delle regole, elementi fondamentali per arginare il fenomeno.

Accordo rinnovato ed ampliato

In questa ottica, a un primo accordo datato 2021, è seguita lo scorso 22 giugno, l'adozione di un addendum, ovvero di un'aggiunta al programma inizialmente concordato, firmata a Roma dal generale dell'Arma Teo Luzi e dal presidente nazionale dell'associazione datoriale Cristian Camisa. In ragione di questa intesa la Calabria «diventa laboratorio sulla sicurezza, con l'idea di portare questo tema pure nelle aule scolastiche perché questo processo di rivoluzione culturale deve partire dal basso – dice Franco Napoli, presidente di Confapi Calabria delegato all'attuazione del protocollo - I dati sono drammatici. Registriamo mille morti all'anno, mille padri o madri di famiglia, o giovani figli che escono per guadagnarsi il pane e non tornano più a casa».

La rete per la prevenzione

A Cosenza, in attuazione dell'intesa, si è svolto un seminario formativo coordinato dal direttore di Confapi Pasquale Mazzuca, con la partecipazione del tenente colonnello Roberto Di Costanzo, comandante del nucleo operativo carabinieri di Catanzaro, del maggiore Walter Zinzi, capo sezione telematica della legione carabinieri Calabria, e del maresciallo capo Luigi Tuttavilla, comandante del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Catanzaro. Tra gli interventi anche quello di Anna Rita Lofrano, responsabile dell'ufficio attività istituzionali della direzione generale dell'Inail.

Le sanzioni non bastano

Proprio la rappresentante dell'Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nel prendere atto delle difficoltà dello svolgimento delle attività repressive in virtù della carenza di personale, ha sottolineato l'importanza della formazione di una coscienza civica nell'ambito della prevenzione degli incidenti: «Siamo impegnati nelle attività di monitoraggio sul territorio ma le risorse per i controlli sono davvero esigue. Disponiamo solo di tre ispettori Inail in tutta la regione – ha spiegato Anna Rita Lofrano - Per questo siamo convinti che sia prioritario agevolare la cultura della prevenzione, anche di quella delle malattie professionali. Le norme come sempre in Italia sono tante, ma non è con le sanzioni che possiamo contenere gli infortuni».

Il ruolo dei lavoratori

Anche i lavoratori devono fare la propria parte: «Per questo nel nostro progetto – afferma Franco Napoli – sono coinvolti anche operai ed altro personale dipendente. A spulciare le statistiche, per esempio, si nota come vi sia una percentuale di infortuni che si verificano subito dopo la pausa pranzo. Questo ci fa pensare ad una cattiva alimentazione, all'assunzione di cibi che inducono alla sonnolenza o comunque a disturbi dell'attenzione. Forse anche all'assunzione di bevande alcoliche. Aspetti che possono essere concause e su cui bisogna insistere con l'educazione».

Imprenditori più sensibili

«La rete istituzionale salva vite umane. Per cui anche i lavoratori stessi hanno delle responsabilità di applicazione delle norme che disciplinano la sicurezza sul lavoro – ha concluso Roberto Di Costanzo, responsabile regionale per i carabinieri, dell'applicazione del Protocollo – Gli imprenditori sono diventati più sensibili rispetto a questa tematica. Adesso tocca anche ai dipendenti, che sono una componente importantissima di questo nucleo di attori la cui correttezza nei comportamenti può fare la differenza tra la vita e la morte».