Non una vetrina promozionale solita, bensì un’articolata esposizione delle straordinarie opportunità economiche che la Calabria può offrire anche grazie alle strategie geopolitiche che l’Italia è costretta a rivedere.
Può essere sintetizzata così la portata della giornata dedicata alla “Calabria porta verso l’Europa” che il presidente Roberto Occhiuto ha voluto per lasciare un segno concreto all’Expo di Dubai.

Due ministri, Mara Carfagna ed Enrico Giovannini, ma anche docenti di fama come Ernesto Galli della Loggia e magistrati del calibro di Nicola Gratteri, impegnati a fornire un punto di vista diverso tale da invogliare anche i grandi investitori internazionali a prendere atto di un cambio di passo. «La crisi internazionale attuale – ha detto Giovannini – ma anche le emergenze di sempre come quella relativa al cambio energetico che si impone, valorizzano una posizione naturale della Calabria non tanto e non solo come una porta verso l’Europa, ma soprattutto come una piattaforma verso l’Africa e la regione indiana».

È stato poi il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Andrea Agostinelli, a fissare le condizioni che definiscono possibile la nuova partita. «Il porto di Gioia Tauro – ha detto – invoca nuovo sviluppo perché ha alle spalle il retroporto più grande d’Italia che deve essere messo, anche grazie alla Zona economica speciale, nelle condizioni di attrarre nuovi investitori». C’è quindi una esigenza economica, oltre che una fortuna geografica, alla base dello slancio in più che sembra possibile. «Non a caso – ha detto la ministra Carfagna – il governo ha stanziato oltre 111 milioni per la Zes calabrese rendendo possibile, grazie alla riforma, che sia il commissario straordinario a migliorare quella risposta burocratica imperniata ora su un’unica autorizzazione in luogo della miriade di permessi che ora occorrevano».

Ma non finisce qui, perché c’è un’altra condizione nuova che Gioia Tauro può vivere per andare – dopo quasi 30 anni – finalmente oltre quel transhipment dei container di cui è porto leader in Italia. «Msc – ha detto il presidente Occhiuto a proposito della nuova società che controlla il terminal – è il più grande vettore marittimo di beni alimentari», e Giovannini – sul player che potrebbe giocare un ruolo diverso rispetto al passato – ha aggiunto che «è noto il suo interesse a entrare nella gestione della compagnia aerea».

Insomma, da un lato si tratterebbe di attrarre ma dall’altro lato di dovrebbe puntellare, invogliare, chi già c’è a investire sempre di più. Per questo forse Occhiuto, fiutando i tanti cambi di marcia in corso – anche rispetto al terminalista la cui vecchia gestione in mano tedesca ha sempre ostacolato loo sviluppo del retroporto – crede possibile tirare fuori dai cassetti del Ministero il vecchio progetto per la costruzione a San Ferdinando di un rigassificatore. «Chiederò al governo di accellerare anche su questo – ha concluso – perché l’investimento in energia può servire al Paese ma anche alla regione che sfruttando l’arrivo del gas liquido potrebbe realizzare quella piastra del freddo per la conservazione pianificata e non realizzata, irrobustendo un distretto agroalimentare che anche Msc potrebbe avere convenienza a favorire».