Secondo giorno di protesta e fermo corsa del servizio urbano ed extraurbano a Crotone e provincia da parte degli autisti del Gruppo Romano e del Consorzio che gestisce le tratte di Trasporto pubblico locale per Regione e Comune. Ed abbiamo quasi certezza che si prolungherà per non pochi giorni o addirittura settimane. Inutili, o forse anche peggio, gli incontri con l’assessore ai Trasporti Orsomarso (in uscita dall’esecutivo regionale perchè freschissimo senatore della Repubblica con Fratelli d’Italia), i vertici dell'azienda Romano Autolinee Regionali SpA e la presenza, anche, del sindaco di Crotone e del segretario regionale Fit Cisl Giuseppe Larizza. E non è stato e non è, a detta dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali, il problema del pagamento solo del 50% dell’ultima busta paga o del palese, e pure ammesso dalla ditta, ridimensionamento dell’azienda.

Il problema serio, lamentano sempre i lavoratori mostrandoci la lettera pervenuta a tutti loro dall’azienda, è caratterizzato dall’altrettanto ammesso stato di mancanza di risorse e dunque di prospettive alcune. Né sembra che il solo problema possa essere le obsolete tariffe pagate dalla Regione che sono ferme al 2016 (e certamente è un problema strutturale che deve essere affrontato ma non sarà certo possibile prima della discussione del Bilancio regionale, almeno a detta di Orsomarso stesso). Né tanto meno può essere una soluzione (solo ponte e sempre a detta dell’Assessore Orsomarso che ha assicurato ed auspicato l’intervento sia del Presidente Occhiuto che dell’Assessore al Lavoro) di far pervenire l’anticipazione del 25% (ed a tutto il comparto ovviamente e non solo a Romano) dell’adeguamento contrattuale che era già previsto; la quota relativa a questa anticipazione (che arriverebbe tra 7/10 giorni) e che spetterebbe al Consorzio che gestisce le tratte non solo crotonesi sarebbe infatti di circa 200.000 euro, che non assicurerebbero, oltretutto, l’agevole pagamento degli obblighi di busta paga fino a dicembre prossimo venturo agli autisti in protesta.

Necessari ed urgenti sarebbero infatti sia una programmazione pluriennale che quella solidità finanziaria ed economica che la sosterrebbe. Dunque urgente è anche un intervento dello Stato centrale sulla partita del caro energia e prezzi in generale, così come auspicabile è una complessiva rivisitazione del concetto stesso di servizio di Trasporto Pubblico Locale che sta già mettendo in crisi l’intero comparto e tutti gli altri vettori, che comunque, al momento, stanno pagando i loro dipendenti.

«Facciamo una forzatura per l’anticipazione del nuovo contratto perché i dirigenti si sono resi disponibili. Ma è sul bilancio regionale è il lavoro che va fatto, anche perché voi è come se foste dipendenti pubblici. E ci sono temi come far viaggiare gratis una fascia di giovani che sono quelli che vanno aiutati ad abituarsi a viaggiare con i mezzi pubblici: quindi investire 5, 10 o 15 milioni per fare leva politica e sociale e dare, contestualmente, sicurezza alle aziende, è l’unica strada maestra». Questo in sintesi l’intervento dell’uscente assessore regionale Orsomarso.

E nella successiva conferenza stampa dell’Azienda, condotta dal dottor Dino Romano e dal consulente prof. Sganga, è stato confermato e sollecitato lo stesso spirito di preoccupazione dei lavoratori. Alla nostra domanda sul perché questa crisi venga da lontano e se centrasse la dismissione del trasporto interregionale di lunga tratta di cui Autolinee Romano fu “ricco” pioniere, la risposta è stata secca e chiara come la lettera inviata ai lavoratori: «Meno male che abbiamo dismesso il servizio nel periodo prepandemico, perché era insostenibile dal punto di vista economico, e di certo non potevamo e non volevamo abbassare i costi del servizio visto che la sicurezza può essere assicurata solo da standard di comodità e serenità che erano garantiti, da sempre, ai nostri autisti», è stato dichiarato dal dottore Romano.

«Si, anche i licenziamenti, i passaggi a part time ed i contestuali e successivi ridimensionamenti con la vendita di alcuni gioielli di famiglia e l’entrata in società e nel successivo Consorzio di altri soggetti, sono stati dovuti più che voluti, e solo per garantire solvibilità ed il rispetto di obblighi contrattuali ai nostri dipendenti che hanno garanzie fuori mercato rispetto ai competitor che sono entrati in gioco con la liberalizzazione del servizio» - ha specificato inoltre il rappresentante della famiglia che dal 1922 ha servito il trasporto dei crotonesi e dell’intero territorio provinciale. Lapidaria e con un riferimento chiaro al credito locale la specificazione del consulente Sganga, alla nostra domanda se non fosse più facile ed utile la dismissione: «Gliela ho consigliata vivamente io, anche rispetto al fatto che solo a Bergamo abbiamo trovato disponibilità ad aiutarci a non creare buchi enormi; fare impresa a Crotone ed in Calabria non è solo complicato più che in altri posti; ti lascia completamente da solo con il tuo destino!».

Ecco dunque spiegato e giustificato il pessimismo dei lavoratori e la consapevolezza aggravata dalla solidarietà e vicinanza del sindaco della città che, prima di scappare al Consiglio Comunale, ha detto che il problema degli adeguamenti al caro prezzi e bollette sta mettendo in crisi l’intera azione amministrativa, e di tutte le amministrazioni, e che comunque, non può e non deve riguardare la già difficile situazione dei lavoratori che vi debbono far fronte già in casa. Peccato che a cercare sempre un dottore più alto in grado, il malato ha più tempo ed agonia per morire. E se non si sa come trasportarlo, al danno letale, si aggiunge pure la beffa di doverlo assistere anche post mortem.