Il divario tra Nord e Sud passa anche dagli stipendi. E così, un dipendente del settore privato percepisce in Calabria la metà di quanto guadagnerebbe se lavorasse in Lombardia. In media 14.960 euro all'anno, invece dei 28.354 euro messi in tasca dai colleghi di Milano e dintorni. Una forbice parecchio ampia quella evidenziata dall'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che vede la Calabria all'ultimo posto per retribuzione lorda annua a fronte di una media nazionale pari a 22.839 euro

Non se la passano poi tanto meglio le altre regioni meridionali e le Isole, tutte in fondo alla classifica: nessuna infatti raggiunge i 20mila euro annui. Guardando alla retribuzione giornaliera, al Nord è pari in media a 101 euro mentre al Sud a 75 euro. I lavoratori settentrionali cioè portano a casa ogni giorno una paga del 35% più ricca rispetto ai colleghi del Sud. 

Nord ricco e Sud nero

Ma perché tutto questo? La Cgia di Mestre offre alcune spiegazioni. Innanzitutto c'è da considerare che le grandi imprese, le multinazionali, le società finanziarie o bancarie - nelle quali esistono peraltro figure professioni altamente qualificate che percepiscono stipendi altrettanto importanti - sono concentrate perlopiù nelle grandi città del Nord.
Di contro il Mezzogiorno ha un grosso problema: il lavoro irregolare. Ma anche la presenza di tanti precari, di lavoratori intermittenti, di stagionali. 

Al Sud si lavora 28 giorni meno all'anno

Quest'ultima "caratteristica" del lavoro meridionale produce un altro effetto. Secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi Cgia su dati Inps, «nel 2022 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 253, al Sud, invece, a 225. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio ha lavorato 28 giorni in più che corrispondono a oltre 5 settimane lavorative “aggiuntive” rispetto a un collega meridionale».

E la Cgia di Mestre offre anche una panoramica a livello provinciale su chi lavora di più e chi di meno. I più stacanovisti? Sono i dipendenti privati di Lecco (264,2 giorni). Segue Vicenza (262,6), Biella (262,4), Padova (261,9), Treviso e Bergamo (entrambe con 261,6). Maglia nera è Vibo Valentia (190,8 giorni). Male anche Nuoro (203,4), Foggia (210,5) e a sorpresa Rimini (209,9). 

Vibo la provincia con gli stipendi più bassi

Vibo Valentia detiene anche un altro record negativo: è la provincia italiana con la retribuzione lorda annua più bassa. E cioè 12.923 euro. Cifra lontanissima dagli "astronomici" 32.472 euro di Milano: quasi 20mila euro di differenza, come vivere in due Paesi diversi, come viaggiare su due binari che corrono paralleli senza incontrarsi. 

Tra le altre province più ricche: Parma con 26.861 euro, Modena con 26.764 euro, Bologna con 26.610 euro e Reggio Emilia con 26.100 euro. Spiega la Cgia : «In tutte queste realtà emiliane la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto - come la produzione di auto di lusso, la meccanica, l’automotive, la meccatronica, il biomedicale e l’agroalimentare – ha “garantito” alle maestranze di questi territori buste paga molto pesanti».

A fare compagnia ai vibonesi invece, tra i lavoratori dipendenti più “poveri”, troviamo invece quelli di Trapani dove si percepisce una retribuzione media lorda annua pari a 14.365 euro, Cosenza con 14.313 euro e a Nuoro con 14.206 euro.

Queste invece le retribuzioni annue nelle altre province calabresi: a Crotone 14.661, a Catanzaro 15.694 e a Reggio Calabria 16.064.