Tutte le regioni del Sud Italia presentano tassi inferiori al 63%, considerato il minimo storico: lo studio prende in esame i dati relativi al 2022
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Il tasso di occupazione dell'Ue nel 2022 ha raggiunto il suo massimo storico al 74,6%, ma con differenze significative a livello regionale. Ci sono dei picchi dell'89,7% nell'arcipelago finlandese delle Aland, nel distretto della capitale polacca Varsavia (85,4%), la regione olandese di Utrecht (85,1%) o la regione svedese della capitale Stoccolma (anche 85,1%). In tre regioni del Sud Italia, di contro, era occupata meno della metà della popolazione: in Sicilia il 46,2%, in Calabria il 47% e in Campania il 47,3%. È quanto emerge da un'analisi Eurostat.
Più di due quinti di tutte le regioni (102 su 242) avevano un tasso di occupazione pari o superiore al 78%: l'obiettivo del tasso di occupazione dell'Ue al 2030. Si tratta di tutte le otto regioni della Repubblica Ceca, le cinque della Danimarca, 36 su 38 regioni della Germania (eccezioni sono Brema e Düsseldorf), Estonia, Malta, Paesi Bassi (tutte le 12 regioni) e Svezia (tutte le otto regioni). Eurostat considera la Nomenclatura delle unità territoriali per la statistica (Nuts), esaminando nel nuovo studio le 'Nuts 2': regioni base per l'applicazione delle politiche regionali (diverse dalle Nuts 1, principali regioni socioeconomiche; e Nuts 3, piccole regioni per diagnosi specifiche). Tra le 242 regioni Ue, 221 hanno visto un aumento del tasso di occupazione tra il 2021 e il 2022, con 123 che hanno registrato un aumento superiore alla media Ue (+1,5 punti percentuali). Tutte le regioni del Sud hanno tassi di occupazione ai minimi Ue (ovvero inferiori al 63,3%): in Puglia sono al 53,4%, Basilicata 57,3%, Sardegna 58,6%, Molise 58,8% e Abruzzo 62,8%.