La dura reazione della Fenea-Uil che punta il dito contro Palazzo Chigi: «Aziende in sofferenza, richieste di rateizzazione dei contributi salite del 20%». Sott’accusa la marcia indietro sul superbonus e i crediti incagliati
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L’allarme era stato lanciato da tempo: migliaia di imprese edili rischiano il fallimento a causa dei crediti incagliati. Ora arrivano segnali concreti che confermano le previsioni più cupe.
«Per l'edilizia calabrese è allarme rosso. Nelle casse edili di tutte le province della Calabria, nel primo semestre 2022, riscontriamo il 20% in più di richieste di rateizzazione rispetto allo scorso anno e un numero notevole di pratiche di cassa integrazione. Dati che ci dicono che le imprese sono in sofferenza». Lo afferma in una nota Maria Elena Senese, segretario generale della FenealUil Calabria.
«Difatti - prosegue - diverse piccole e medie imprese calabresi sono pronte a chiudere i battenti, stritolate da quella sconcertante azione di demolizione della normativa dei superbonus che il Governo Draghi sta portando avanti da tempo con interventi chirurgici, dalle ricadute nefaste per la già debole economia della Calabria. Ha dell'assurdo il fatto che una misura nata per migliorare la resa energetica degli edifici nel nostro Paese e per rilanciare il settore edile, sia ad oggi diventata un suicidio per migliaia di imprenditori la cui unica colpa è stata quella di fidarsi dello Stato». Un j’accuse esplicito, che punta dritto a Palazzo Chigi.
«Imprese che hanno avviato lavori – continua la sindacalista -, che hanno preso commesse, hanno fatto assunzioni, hanno acquistato materie prime, fidandosi dello Stato e ad un certo punto arriva proprio lo Stato a ribaltare tutto. Può definirsi civile un Paese che truffa gli imprenditori? Soprattutto le piccole e medie imprese del settore? Ciò che è incomprensibile è l'atteggiamento del premier Mario Draghi, di un europeista convinto, di un sostenitore delle politiche di transizione energetica che, senza remore, sta palesando la volontà di ostacolare o di eliminare un provvedimento opportuno per il sostegno del settore edile e per la riqualificazione del parco edilizio nazionale. Uno dei rischi sottesi a questa inversione di marcia, naturalmente, è quello di aprire la porta all'illegalità, ad una corsa al subappalto di lavori già subappaltati».
«Quella che si sta formalizzando - conclude Senese - è una scelta che finirà per fermare proprio quella rivoluzione green voluta dal Governo a scapito delle piccole e medie imprese per favorire, invece, i general contractor e le grandi multinazionali, le quali, molto probabilmente, producono esse stesse le materie prime e, di conseguenza, da qui a breve, una volta consegnato il settore dell'edilizia privata ai grandi colossi, assisteremo ad un ritorno all'origine dei costi. L'obiettivo dunque, per quanto assurdo, sembra essere proprio quello di favorire i grandi gruppi».