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Se Gioia Tauro si trasformasse in Rotterdam? Se Gioia Tauro si trasformasse in Rotterdam ci sarebbe un impatto economico nazionale, crescita e posti di lavoro. È questo l’affascinante scenario sviluppato nel corso dell’ultima puntata della nota trasmissione d’inchiesta di Rai3 “Report”, che ieri sera ha mandato in onda una simulazione in forma d’inchiesta per calcolare l’impatto economico di un sistema portuale nazionale integrato, partendo dalla Calabria ed estendendola al resto d’Italia.
Un grande hub al centro del Mediterraneo che vedrebbe lo scalo di Gioia Tauro come snodo centrale di un sistema, in asse con gli altri porti italiani, che farebbe dell’intera penisola un immenso retroporto; ci sarebbe, appunto, un impatto economico nazionale: nuove imprese, volumi di affari triplicati, crescita e posti di lavoro.
Lo scenario sul quale si è sviluppato il servizio di Michele Buono, introdotto in studio da Sigfrido Ranucci, parte dal confronto con una realtà di prima grandezza nella movimentazione di merci in Europa e nel mondo: il porto di Rotterdam, in Olanda. E da una contraddizione: «Voi, se doveste spedire un pacco dal Canale di Suez verso Busto Arsizio, in provincia di Varese, lo spedireste prima in Olanda? La risposta sembra scontata, e invece è quello che succede a due milioni di container».
Una ricchezza che passa letteralmente «sotto il nostro naso» nonostante il nostro Paese abbia la conformazione di un porto e 7600 chilometri di costa. I nostri porti non sono però appetibili al punto tale da intercettarla. Dunque, se la Calabria diventasse Rotterdam, «integrandosi con il resto dei porti italiani in un sistema unico, senza nessuna concorrenza, tutta l’Italia, a questo punto, ne gioverebbe in termini di lavoro, nuove imprese, logistica e servizi».
Una «simulazione affascinante» anche per Andrea Agostinelli, commissario straordinario del porto di Gioia Tauro. «Noi - ha detto - abbiamo molte caratteristiche importanti in un sistema portuale che voglia contare a livello globale. Abbiamo forse più di quattro km di banchine perfettamente realizzate e soprattutto dotate di fondali da 14 metri e mezzo a 18 metri capaci di ricevere le più grandi portacontenitori internazionali che possono portare fino a 20mila contenitori ciascuna».
Tra le personalità intervenute sul tema, e intervistate da Report, anche l’imprenditore vibonese del tonno Pippo Callipo. «Il porto di Gioia Tauro - ha detto Callipo a margine della messa in onda della trasmissione - per la sua eccellente posizione strategica e logistica potrebbe fare da traino a tutta l’economia, potrebbe dare un volto nuovo ad una regione che da troppo tempo paga il prezzo (soprattutto in termini di dispersione del capitale umano) di una mancata “visione” e quindi di una mancata programmazione politica ed economica. Per chi, come me, continua a vivere e ad investire in questa terra, da dove molti scappano sarebbe un sogno che si realizza, un’utopia non più tale che potrebbe anche far invertire il flusso dell’emigrazione ossia da Nord verso Sud. Il servizio di Report sul porto di Tangeri ha dimostrato che, nel giro di un decennio, si può realizzare l’inimmaginabile. Basta crederci e avere la volontà di lavorare nell’interesse del bene comune».
Callipo ricorda poi l’idea di trasferire nell’area portuale una parte della filiera produttiva. «Abbiamo infatti intenzione, nel prossimo futuro, di effettuare una prima lavorazione della materia prima all’interno dell’area portuale di Gioia Tauro. Una scelta la nostra che, oltre ad essere strategica per la nostra produzione, è anche simbolica. Chiedo a chi è deputato a programmare lo sviluppo economico e infrastrutturale di questa nazione, di questa regione di guardare al Porto di Gioia Tauro con nuovi occhi, di vedere le enormi potenzialità che esso, oggi più che nel passato, offre e di adoperarsi per la costruzione di quelle infrastrutture necessarie a farlo decollare. Io, comunque vadano le cose, continuerò a fare la mia parte e a credere in questa regione la cui bellezza - nonostante le storture che ben conosciamo - è sotto gli occhi di tutti» ha concluso.