Domani a San Marco Argentano l’assemblea per ottenere l’ambito riconoscimento: un percorso iniziato con la creazione del Consorzio nel 2016. Il presidente Pietro Serra racconta questo viaggio
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Un traguardo storico. Il peperoncino di Calabria è finalmente pronto a ottenere l’Igp (Indicazione geografica protetta). Il grande giorno è domani, quando nella sala consiliare del Comune di San Marco Argentano si terrà l'assemblea per il pubblico accertamento dei requisiti di produzione e commercializzazione del prodotto.
Un appuntamento importante, a cui parteciperanno i rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura e a cui si è arrivati grazie all'attività promossa dal Consorzio dei produttori del peperoncino di Calabria.
A rappresentarlo il presidente Pietro Serra, oggi ospite di Pier Paolo Cambareri negli studi di LaC Tv a Dentro la notizia. Una puntata (rivedi su LaC Play) che è stato un focus tra passato e futuro di questo prodotto dalla doppia identità.
Perché, spiega Serra, «nasce come ortaggio, ma durante il suo viaggio di trasformazione diventa una vera e propria spezia». Una spezia che popola tante tavole italiane e che oggi viene apprezzato anche nella cucina gourmet, dove viene utilizzato per guarnire i piatti.
«È cambiato il modo di vederlo», conferma il presidente del Consorzio. «In cucina dopo il sale, l’olio e lo zucchero, il peperoncino è l’elemento più usato».
Una diffusione che va di pari passo con il rischio di contraffazione, e il riconoscimento dell’Igp sarà sicuramente un valido aiuto per arginare il fenomeno.
A questo proposito, ha ricordato Serra, una spia sono i costi: «Non è possibile avere peperoncino calabrese venduto a 7-8 euro al chilo. Il costo medio è di 20-25 euro a chilogrammo. Da qui si capisce la differenza tra chi importa peperoncino essiccato e chi lo produce. Con questo riconoscimento riusciremo a dare a questo ortaggio il giusto valore ma soprattutto a portare sulle tavole peperoncino calabrese vero e controllato per tutta la filiera produttiva».
Un percorso lungo e non privo di ostacoli questo, iniziato nel 2016 con la nascita del Consorzio. «Dalla nuova Giunta regionale abbiamo avuto pieno sostegno. Ha creduto in quello che facevamo, cosa difficile nella nostra terra».
Pietro Serra è stato scelto dai produttori per rappresentarli pur non essendo lui produttore. «Per una questione di trasparenza e per poter fare gli interessi di tutti», spiega. Ma la passione, quella viene da lontano. «Sono figlio di agricoltori – racconta –. E poi qualsiasi calabrese cresce con la piantina o la famosa treccina di peperoncino essiccato in casa».
Un simbolo, il peperoncino per la Calabria, che però non sfugge alle minacce di qualsiasi altro prodotto agricolo: i cambiamenti climatici, l’innalzamento delle temperature, la siccità. «Si tratta di problemi primari – dichiara il presidente del Consorzio –. Lo scorso anno abbiamo avuto un giugno caldissimo, ed è in quel periodo che si sviluppa lo scheletro della pianta. Il peperoncino vive bene fino a 35-36 gradi, se si arriva a 40 e oltre non va bene».
L’altra criticità per i produttori riguarda la mancanza di manodopera. «Le aziende agricole una volta erano composte dal nucleo familiare, oggi andare avanti solo con le proprie forze è difficile se non impossibile – sottolinea Serra –. I figli sono andati via e le braccia sono venute a mancare. E poi si lavora sotto il sole con temperature alte, non è più un’isola felice». Le possibili soluzioni? «Obiettivo del Consorzio è meccanizzare la raccolta per sopperire alla carenza di manodopera. Anche se questo influisce sui costi».
Una ricchezza il peperoncino, con la sua unicità legata ai suoi profumi e al suo sapore, introvabili nei “colleghi” del resto del mondo, evidenzia il presidente del Consorzio. E che proprio per questo necessita di tutela e protezione. Così come vanno tutelati i produttori, esposti ai rischi di un’agricoltura sempre più minacciata da concorrenza sleale e clima impazzito. Ma di peperoncino, dice Serra, si può ancora vivere, non tralasciando però alcun aspetto: «Facendo un’ottima promozione le aziende possono farcela».