Si chiama gateway ferroviario dell’area di Gioia Tauro, una struttura imponente costata fin qui 20milioni di euro, che però non è ancora operativa e rischia di diventare un monumento allo spreco visti gli assetti modificati nel distretto portuale. La Regione, tramite il decotto consorzio Corap, e il ministero delle Infrastrutture hanno “idee” diverse che mettono nero su bianco – dentro documenti inediti che raccontano un brutto caso di malaburocrazia nemica dello sviluppo – e così il sito lo si vede completato con tanto di telecamere di videosorveglianza, segnaletica e impianto di illuminazione. Ma treni non ne passano, e il ministero sembra deciso a non mollare: continua a bocciare la proposta fatta dalla Regione, da ultimo anche con una lettera del vicepresidente Russo, che vuole fare passare il raccordo di 4 km nella rete nazionale, in modo che se ne faccia carico Rfi. Un “ultimo miglio” di un binario che costa riammodernare, e da Roma fanno sapere che il passaggio allo Stato non è per nulla scontato, visto anche che Corap e Autorità portuale hanno una causa in Tribunale che dura da 16 anni.

 

Nessuno fa un passo indietro concreto, e così i treni baypassano l’impianto finito, e continuano a fare sosta all’esterno – nella stazione di Rosarno – rendendo vana e lenta quella prospettiva di diversificazione della modalità di trasporto che nell’area si vorrebbe creare. Tanto più che a rendere per ora la megastazione ferroviaria un monumento allo spreco, c’è anche il mistero sul suo futuro gestore. L’Accordo di programma quadro con cui è stata finanziata l’opera prevede che essa arrivi sotto la competenza della Sogemar, una società che fa parte del gruppo Contship, ovvero del vecchio controllore del porto container sostituito oggi da Msc di Gianluigi Aponte. Il colosso specializzato nel trasporto ferro-strada non segnala più sul suo sito internet il gateway che si era impegnato a costruire e gestire, segno evidente di un disinteresse che aggrava gli interrogativi: quando partirà l’impianto e chi lo gestirà?