Pasquale Monteleone, la sua famiglia,  la sua attività, la sua bottega artigianale…  il suo sogno. Siamo a  Pizzo: è qui che ha investito i risparmi di una vita. È la città del gelato. Una città che attende di ripartire, magari grazie ai turisti, che arriveranno si spera quando cadranno le restrizioni sulla mobilità adottate per arginare la pandemia da coronavirus.  

Ci si prepara alla vendita da asporto prima. Per la riapertura completa dell’attività ci vorrà ancora tempo. Solo dal primo giugno si ritornerà alla quasi normalità, seguendo le prescrizioni sul distanziamento sociale e i dispositivi di protezione individuale.

Pasquale e moglie non vogliono farsi trovare impreparati. Sono da  giorni al lavoro per sistemare i tavolini. Prendono le misure, sono scrupolosi. Ci mettono precisione, la stessa con la quale avrebbero voluto pagare le bollette: ma non ce l’hanno fatta.

Pasquale ci mostra un mazzo di carte. Sono le richieste per ottenere il bonus che a lui non è toccato. L’unico aiuto, fin qui, lo ha ricevuto dal Comune di Pizzo, che gli ha consegnato i buoni spesa.

Il tempo in questo bar sembra essersi fermato a prima di Pasqua. Sugli scaffali ci sono ancora le uova di cioccolato rimaste invendute. Le tazzine sul lavello. I coni sui banconi. Nei frigoriferi i gelati, «ormai da buttare».

Pasquale, 44 anni, figlio d’arte. Anche suo padre era gelataio. Una tradizione che in questa città turistica del profondo Sud è ormai radicata: è anche padre di due figli e la gelateria rappresenta l’unico mezzo di sostentamento per questa famiglia.

Si rivolge alla governatrice Santelli. Invoca gli aiuti promessi, ma mai arrivati.  Alla presidente della Regione chiede di non abbandonare i tanti calabresi che stanno vivendo il momento più drammatico dal secondo dopoguerra.