VIDEO | Dal 2009 ad oggi nessuna ricaduta per i municipi: solo Galatro ha provato a riscuotere quanto gli spetterebbe per lo sfruttamento delle acque ma il Tribunale gli ha dato torto
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Il Comune ha vinto, no, il Comune ha perso. I pareri sono discordi ma un fatto è certo: la sentenza del Tribunale delle Acque che ha dato torto all’amministrazione comunale di Galatro, costituisce certamente un punto di non ritorno, positivo, per gli enti del Bacino imbrifero montano del Mesima. Diciannove Comuni in tutto, tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, che fin qui non hanno potuto incassare i canoni di sfruttamento delle acque del fiume Fermano, da parte della società Icq Idro che dal 2009 gestisce una centrale idroelettrica.
Da qui l’ingiunzione del Comune di Galatro e l’opposizione in Tribunale della società che ha avuto ragione, ma solo in parte. «In pratica – spiega il responsabile dell’ufficio tecnico Michele Politanò – il giudice ha ammesso che i canoni di Bacino e rivieraschi sono ammessi, ma che a chiederli non può essere un solo Comune ma l’insieme degli enti che devono formare un consorzio». L’architetto ha studiato molto bene la materia, che altrove – nei bacini imbriferi del Nord soprattutto – costituisce una vera e propria ricchezza per le casse comunali.
«È stato grazie all’interlocuzione che abbiamo avviato con il ministero dell’Ambiente che si è potuti arrivare ad una ripartizione esatta dell’ammontare proporzionato dei canoni», ricorda il dirigente. In buona sostanza, visto che i Comuni non si sono mai riuniti per formare l’organismo, il tribunale ha ritenuto irricevibile la cartella che Galatro ha fatto recapitare alla società romana – poco più di 100mila euro - condannando l’ente alle spese legali.
«Si tratta di una sentenza contraddittoria – commenta il consigliere comunale Pasquale Simari – perché da un lato dice che Galatro non può agire in solido, così come invece prevede il Codice civile, e al contempo non ha diritto ad avere la sua parte stante l’immobilismo degli altri comuni». L’accelerazione che ha dato il Tribunale, a parere dell’avvocato, «dovrebbe ora indurre i Comuni a mettersi insieme e rivendicare quello che è un proprio diritto al canone di Bacino e rivierasco».