La riscossione è in affanno e in Calabria si registra il dato peggiore: è ferma tra il 31 e il 35%. L’intervento dello Stato compensa in parte il gap e aiuta gli enti locali ma sarà azzerato con la riforma Calderoli
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Accertamenti pochi e riscossioni ancora meno, soprattutto al Sud. I Comuni non riescono a incassare e il buco è miliardario tra Imu, Tari e addizionale Irpef: una voragine che, secondo l’ultima “Relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti, vale 158 euro per abitante nel 2021 e 159 nel 2022. Si tratta di 9 miliardi all’anno: una quota consistente si concentra nel Mezzogiorno e il tema non è slegato dall’Autonomia differenziata.
Il gap delle mancate entrate, infatti, al momento non viene compensato se non in parte dai trasferimenti statali. La situazione è destinata a precipitare quando la riforma Calderoli entrerà a pieno regime e ogni ente dovrà contare quasi esclusivamente sulle proprie risorse perché aumenteranno i tributi che ogni territorio terrà per sé, sottraendoli a esigenze di solidarietà nazionale. Potrebbe essere un disastro, perché chi riscuote meno è obbligato a “congelare” parte della spesa, in previsione del fatto che non riuscirà a incassarla. Una condizione che potrebbe paralizzare molti enti locali, soprattutto del Meridione.
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Per quattro regioni – Lazio, Campania, Calabria e Sicilia – il divario tra i tributi accertati e quelli riscossi è superiore a 200 euro pro capite. Per la Calabria, in particolare, il gap va dai 221 euro del 2021 ai 239 del 2022.
E la situazione è ancora più grave se si guarda alle tariffe, acqua inclusa, per i comuni con le gestioni “in economia” e ancora per rette degli asili nido e delle mense scolastiche, per i proventi dell’occupazione di suolo pubblico e per gli affitti degli immobili di proprietà dei Comuni. La media nazionale arriva circa al 65% dell’accertato ma il dato calabrese è il più basso d’Italia: la quota di riscossione per i Comuni tra il 2021 e il 2022 si ferma a una quota tra il 31 e il 35%. In Campania si arriva al 40-47%, nel Lazio al 50-57%. Si generano così consistenti residui attivi: cifre che gli enti locali mettono in bilancio ma che forse non riusciranno mai a riscuotere. Se ora lo Stato arriva, almeno in parte, in aiuto, l’Autonomia differenziata darà il via a una sorta di “ognuno per sé” che finirà per incidere sui conti dei Comuni del Sud.
L’analisi della Corte dei Conti si allarga anche al tax gap dell’Imu. Si tratta della differenza tra il gettito teorico e quello effettivo della tassa sugli immobili: l’evasione, in questo caso, è stimata in circa 5,1 miliardi di euro, pari al 21,4% dell’Imu teorico.
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Divario significativo che, secondo i giudici contabili, «potrebbe essere ridotto anche attraverso il recupero di ambiti di evasione». Il dato peggiore riguarda proprio la Calabria, la regione in cui l’evasione risulta più elevata. A livello regionale, l’indicatore del tax gap (cioè la parte dell'imposta che non si riesce a riscuotere) dell’Imu varia dal 40% del gettito teorico in Calabria al 10,9% in Emilia-Romagna e presenta valori più elevati nelle Regioni meridionali. Particolarmente significativo è anche il tax gap registrato in Campania (34,3% del gettito teorico), in Sicilia (33,3%) e in Basilicata (31,2%). Valori più bassi si osservano, invece, in Valle d’Aosta (11,5%), in Liguria (13,5%) e nelle Marche (14,3%).
Anche sul piano della capacità fiscale il Paese è spaccato in due. Nel biennio 2021-2022 i Comuni delle Regioni del Nord e di alcune del Centro (tra cui, in particolare, il Lazio e la Toscana) presentano una capacità fiscale adeguata; tutte le Regioni del Sud e le Isole, oltre a Umbria e Marche, mostrano invece entrate correnti di natura tributaria, al netto dei fondi perequativi, in termini pro-capite, inferiori alla media nazionale (pari a 567 euro nel 2021 e a 591 euro nel 2022).
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La parte compensata dallo Stato riesce a mitigare solo in parte i divari: per la Corte dei Conti «è interessante notare che, dopo gli interventi perequativi, i livelli di capacità fiscale dei Comuni del Centro-Sud si avvicinano ai livelli di media nazionale senza tuttavia raggiungerli in pieno». Con l’Autonomia differenzia la perequazione scomparirà: un altro pezzo di solidarietà nazionale svanito che provocherà la paralisi degli enti locali al Sud.