Il punto non è tanto intercettare i finanziamenti, quanto metterli a terra per cambiare (davvero) la Calabria. Giorgia Meloni e Roberto Occhiuto hanno siglato a Gioia Tauro l’Accordo di coesione: 2,5 miliardi di euro da trasformare in progetti per l’eterno rilancio della regione. Firma in un luogo simbolo per l’economia calabrese.

L’intesa, nelle intenzioni della premier, aiuterà a colmare il gap tra Nord e Sud, con i 317 progetti concentrati soprattutto sulle infrastrutture, che assorbiranno una quota ingente della torta, circa un miliardo di euro.

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Dentro la Notizia, trasmissione di LaC Tv condotta da Pier Paolo Cambareri, dedica un approfondimento alle opportunità offerte dalle risorse europee.  

Vittorio Daniele, docente di Politica economica dell’università Magna Graecia di Catanzaro, ospite dell’inviata Rossella Galati, commenta l’importanza dell’investimento e ne spiega il senso dal punto di vista tecnico: «Il Fondo è utilizzato per la crescita delle regioni meno sviluppate e, ovviamente, della Calabria, che è la meno sviluppata dell’intero Paese, se ne analizziamo il Pil. La quota riservata alla regione serve a finanziare progetti di investimento, incentivi e a cofinanziare i fondi messi a disposizione dall’Unione europea. La maggior parte di questi fondi saranno destinati a opere che riguardano il sistema integrato dei trasporti, cioè il sistema dei trasporti stradali ma anche i porti e il sistema complessivo dei trasporti via mare».

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Il momento è importante. Resta da capire come i fondi verranno veicolati e messi a terra. Raffaele Mammoliti, consigliere regionale del Partito democratico, era presente a Gioia Tauro («per ragioni istituzionali molto chiare») e analizza il quadro emerso da quella giornata, assieme al contesto: «C’è stata una torsione politica dei due interventi. Occhiuto ha detto come è riuscito a cambiare le sorti della Calabria in due anni e mezzo e Meloni ha detto che c’è alla base una strategia. Quale sia realmente questa strategia non è dato sapere». Di certo c’è bisogno di cambiare l’approccio: «I fondi di coesione – evidenzia Mammoliti – in passato sono stati utilizzati in maniera sbagliata, come un bancomat. Anche di recente i finanziamenti europei sono stati utilizzati per fronteggiare l’emergenza Covid o per la guerra in Ucraina o ancora per il caro energia. L’utilizzo con modalità di emergenza ne ha molto affievolito l’obiettivo strategico. C’è un altro aspetto importante: con queste modalità emergenziali c’è il rischio che l’80% delle risorse destinato al Sud non venga neppure garantito». Il consigliere regionale punta l’obiettivo sulla narrazione del governo, distante a suo dire dalle politiche dispiegate: «Da una parte si annuncia l’autonomia differenziata, dall’altra c’è stata una centralizzazione delle risorse a livello nazionale che forse non si era mai vista nella storia di questo Paese».

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Tutto, o quasi, storytelling, per il consigliere dem: «Sembra che ci stiano erogando chissà quali risorse. Sono risorse previste da sempre. Per la Calabria, semmai, c’è un altro dato: riguardo ai 300 milioni di euro stornati per il Ponte sullo Stretto, Occhiuto dice “io ho inserito questi 300 milioni perché qualora l’opera non venisse realizzata potremo rimodularli e utilizzarli per altri progetti. Questo, però, non è vero perché dall’accordo si evince che i 300 milioni sono stati scorporati e scippati per un’opera che non sappiamo se verrà realizzata».

Il professore Daniele parla di un «congiuntura positiva per il Sud». Finalmente ci sono risorse aggiuntive dello Stato, rispetto a un passato in cui i finanziamenti europei di fatto sostituivano quelli nazionali, rendendo difficile colmare il gap tra Nord e Sud. «Ci sono tanti fondi che provengono in larga parte dal Pnrr – spiega il docente –, c’è il Fsc che per l’80% deve essere destinato alle regioni del Mezzogiorno. L’importante è non disperdere le risorse in progetti di dubbia utilità: si spendono le risorse sul territorio e viene data dell’occupazione che molto spesso è temporanea. Bisogna interrogarsi a che cosa servano gli investimenti: creano occupazione duratura, sviluppo duraturo, prospettive di crescita o assolvono a una funzione che non ha impatto sulla crescita?».

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Il docente ha un’idea chiara: «Bisogna puntare su opere strategiche e tra queste c’è sicuramente l’investimento sui porti in tutto il Mezzogiorno e in Calabria in maniera particolare. Da decenni ormai si parla del rilancio della portualità: Gioia Tauro è un porto molto importante nel Mediterraneo per il transhipment però necessita di investimenti che riguardano il retroporto. Va collegato a tutte le altre reti infrastrutturali in modo tale che possa attrarre investimenti».

Daniele dedica un passaggio ai dati: «Pensiamo allo stato attuale della spesa per il programma precedente: siamo nelle fasi conclusive del ciclo degli ultimi 7 anni, ci sono ancora ritardi nella spesa delle Regioni. L’ultima valutazione, effettuata a ottobre 2023 mostra che la Calabria era arrivata a un livello di spesa pari a circa il 62-63%, la Puglia quasi il 95%». Il suggerimento è chiaro: «Bisogna avere progetti per spendere e non disperdere le risorse in una serie di progetti che servono soltanto a recuperare il ritardo. Nelle scorse programmazioni il Fondo di sviluppo e coesione era quello che aveva i ritardi maggiori: va riorganizzato».

Mammoliti torna a riflettere su questioni eminentemente politiche. Ammette il dinamismo del governatore Occhiuto su temi nevralgici ma «questo non significa che la vita dei calabresi sia migliorata. Il presidente ha una grande capacità di comunicazione ma si ferma alla superficie dei problemi. In Calabria non c’è un problema di risorse economiche: ci vuole una classe dirigente capace di utilizzare bene i fondi per migliorare il deficit di sviluppo produttivo e di diritti di cittadinanza. Non basta raggiungere il target di spesa ma vedere quali sono le ricadute sul territorio. E gli indicatori della Calabria sono tutti negativi». Un esempio per tutti: «Nel 2019 avevamo 530mila occupati, dopo quattro anni di governo di centrodestra abbiamo 10mila occupati in meno e il Pil pro capite è il peggiore tra le 278 regioni europee. Questi sono i dati». E il problema riguarda tutti. Per questo il consigliere torna a chiedere a Occhiuto la costruzione di una cabina di regia che possa governare gli investimenti: «Una così grande mole di risorse non si è mai vista: bisogna trasformarla in ricadute positive per la Calabria». E gli errori del passato possono essere d’insegnamento.