Sta attraversando una prova durissima l’economia calabrese, già segnata da carenze strutturali che negli ultimi mesi a causa della pandemia da Covid-19 si sono accentuate, facendo emergere una sempre maggiore diseguaglianza economica tra i cittadini. L’aggiornamento congiunturale sull’economia calabrese presentato via web dal direttore dalla filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli e dagli estensori Giuseppe Albanese, Tonino Covelli, Iconio Garri, Enza Maltese e Graziella Mendicino, mostra una regione attraversata da un sentimento di forte incertezza legata al riacutizzarsi della pandemia e al collegato rischio di nuove ricadute economiche.

Settore beni e servizi

In particolare, le misure di distanziamento e la chiusura parziale delle attività tra marzo e maggio, necessarie per contenere la diffusione del contagio, hanno avuto pesanti ricadute sull’attività economica. La domanda di beni e servizi è nettamente calata, anche a causa delle conseguenze della crisi su fiducia e redditi dei consumatori, a cui si è associato un aumento del risparmio precauzionale. Con la fine del lockdown si è avviata una ripresa dell’attività economica, insufficiente tuttavia a compensare la forte caduta registrata nei mesi precedenti.

Le ricadute sul mercato del lavoro

Il brusco calo delle vendite registrato durante il lockdown ha sottoposto le aziende ad uno shock economico e finanziario rilevante. Il mercato del lavoro calabrese ha risentito rapidamente delle ripercussioni dell’emergenza Covid-19. Nel primo semestre del 2020 l’occupazione si è ridotta significativamente rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, soprattutto tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contenuto dal blocco dei licenziamenti e dall’ampio ricorso agli strumenti di integrazione salariale.

I dati sulle comunicazioni obbligatorie confermano una significativa riduzione nel numero di posizioni lavorative alle dipendenze, concentratasi tra marzo e giugno e per gran parte imputabile al settore terziario, ai giovani e alle donne con contratti a tempo determinato. A partire dal mese di luglio, le posizioni perse nel lavoro dipendente sono state gradualmente recuperate.

Calo nell'occupazione

Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nella media del primo semestre del 2020 l’occupazione in Calabria si è ridotta del 4,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale variazione è stata notevolmente peggiore di quella media nazionale e del Mezzogiorno (rispettivamente, -1,7 e -2,6 per cento). Il calo è stato particolarmente marcato per la componente dei lavoratori autonomi. Seppur in misura inferiore per effetto degli strumenti di integrazione salariale e del blocco dei licenziamenti, è diminuita anche l’occupazione dipendente; il calo si è concentrato principalmente sulla componente dei lavoratori con contratti a tempo determinato. Gli effetti dell’emergenza Covid-19 sono risultati ancor più significativi in termini di ore lavorate.

Le ore di lavoro

Molti lavoratori, infatti, sono stati interessati dalle limitazioni alle attività legate sia ai provvedimenti di sospensione nel periodo del lockdown sia al generalizzato calo della domanda. Secondo i dati, nel primo semestre del 2020 le ore lavorate settimanali per gli occupati dipendenti in Calabria si sono ridotte del 17 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con la flessione media riscontrata sia nel Mezzogiorno sia a livello nazionale. Nel complesso, il tasso di occupazione semestrale delle persone tra i 15 e i 64 anni di età è sceso al 39,1 per cento (dal 40,1 dello stesso periodo del 2019). Anche il tasso di disoccupazione si è però ridotto (al 21,2 per cento; era 22,7 per cento nel primo semestre 2019): i costi connessi alla ricerca di un impiego sono notevolmente aumentati a causa delle misure di distanziamento fisico, con conseguente ampliamento dello scoraggiamento e relativo calo dell’offerta di lavoro.

I consumi delle famiglie

A fronte del peggioramento delle prospettive occupazionali, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e degli altri interventi di sostegno al reddito ha contribuito a sostenere i consumi delle famiglie, che sono comunque risultati pesantemente condizionati dai vincoli alla mobilità e dal netto peggioramento del clima di fiducia. In particolare, le famiglie hanno operato una ricomposizione della spesa, riducendo i consumi di beni non essenziali. Ciò si è riflesso anche in un deciso rallentamento dei prestiti alle famiglie, che ha riguardato sia il credito al consumo sia i mutui per l’acquisto di abitazioni, risentendo rispettivamente della riduzione della spesa delle famiglie e della contrazione delle compravendite di immobili.

Il commercio al dettaglio

Le misure restrittive hanno inciso particolarmente sull’attività di gran parte del commercio al dettaglio, di alberghi, bar e ristoranti, dei servizi ricreativi, culturali e personali e sui trasporti. Nel commercio al dettaglio, le difficoltà maggiori hanno riguardato la componente non alimentare, come confermato dai risultati del nostro sondaggio congiunturale. I dati sulle immatricolazioni di autoveicoli confermano il debole andamento dei consumi delle famiglie: nei primi nove mesi del 2020 sono scese di quasi il 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un crollo concentrato soprattutto tra marzo e maggio e un successivo parziale recupero.

I trasporti

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, a partire dalla seconda settimana di marzo il comparto aeroportuale ha registrato la cancellazione di gran parte dei voli commerciali; solo dal mese di luglio si è assistito a una lenta ripresa del traffico passeggeri per effetto del riavvio di diversi collegamenti, anche se le misure in vigore per garantire il rispetto delle norme in tema di distanziamento fisico e il persistere di forti timori negli spostamenti ostacolano la ripartenza del settore. Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno il numero di passeggeri si è ridotto di circa il 70 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche il trasporto su strada di persone ha subito forti limitazioni, che si sono protratte nei mesi più recenti.

Il porto di Gioia Tauro

Per quanto concerne il porto di Gioia Tauro, nonostante la forte riduzione della circolazione di merci a livello mondiale per effetto dell’emergenza sanitaria, l’andamento del 2020 conferma la fase di rilancio dell’infrastruttura, in atto dalla seconda metà del 2019 in coincidenza con il cambio nella governance della Medcenter Container Terminal Spa (società che gestisce lo scalo); nei primi nove mesi dell’anno il traffico container è cresciuto di circa il 32 per cento rispetto al periodo corrispondente dell’anno scorso.

Rischio infiltrazioni 

In tale scenario preoccupa il rischio infiltrazioni della criminalità poichè, come ha sottolieato il direttore di Bankitalia Catanzaro Sergio Magarelli: «In un contesto simile, la conquista del consenso sociale sembra essere a portata di mano delle organizzazioni criminali ma la guerra si vince quando la società acquisirà consapevolezza del fatto che quella è una cosa che non solo è eticamente scorretta e da combattere ma soprattutto che danneggia l'economia».