VIDEO | Gli operatori si sono radunati dopo aver comunicato alla Capitaneria di porto lo stato di agitazione, nelle stesse ore in cui a Roma si manifestava davanti ai palazzi delle istituzioni: «In pochi mesi prezzo raddoppiato»
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Anche la marineria di Gioia Tauro blocca i pescherecci nel quadro della protesta nazionale per il caro carburante. Imprenditori piccoli e grandi, ma anche pescatori impegnati a bordo dei natanti, si sono fermati issando sulla plancia striscioni di protesta e comunicando alla Capitaneria di porto lo stato di agitazione, nelle stesse ore in cui a Roma si manifestava davanti ai palazzi delle istituzioni.
«In 2 mesi il prezzo è raddoppiato – spiega Carlo Laganà – siamo passati da 50 centesimi al litro a 1,20 di oggi». Nella darsena a loro dedicata i pescatori guardano gli aggiornamenti delle quotazioni del prezzo alla pompa, + 105 % da un giorno all’altro, mentre le previsioni di Assopetroli indicano che nel prossimo fine settimana si arriverà alla soglia record degli aumenti.
«Non ci resta che vendere o demolire le barche – commenta Antonio Scicchitano – perché di questo passo non c’è futuro». L’imprenditore che tiene i collegamenti con Roma è Francesco Madafferi, che fa parte dell’Unione delle marinerie d’Italia, e anche lui è realista: «Il governo deve affrontare l’emergenza con maggiore disponibilità a intervenire sulle accise». Rabbia e consapevolezza, che lo accomuno a Pacifico Cutrì e a Antonino Mercuri, il primo è un imprenditore, l’altro è un operatore addetto al servizio di rifornimento. «È da 2 settimane – conclude quest’ultimo – che nessuno acquista carburante».