«Affermare che la sanità calabrese trarrebbe vantaggio dai soldi del Mes è diventato il mantra fisso, l’ultima moda di politici, sindacati e opinionisti, che ritengono sia cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza». Lo afferma il deputato M5s Giuseppe D’Ippolito, in una nota di replica al segretario della Cgil della Calabria, Angelo Sposato, il quale ha rimproverato i parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle di essere a riguardo insensibili.

 

«Mi rendo conto – prosegue il deputato – che attribuire al prestito del Mes un valore salvifico fa sentire bene e, per citare Battiato, finanche conferisce più carisma e sintomatico mistero. Ciononostante non si possono nascondere le conseguenze nefaste che produrrebbe la scelta di indebitarsi con il Mes, società di diritto lussemburghese; intanto la riduzione delle già compresse sovranità dello Stato». «Al segretario regionale della Cgil – prosegue il deputato M5s – devo ricordare che nessuno Stato membro ha finora avanzato richiesta di ricevere gli aiuti del Mes. Vorrei che nel merito ci spiegasse il perché, visto che una ragione, magari non ideologica, dovrà pur esserci. La sanità calabrese ha invece bisogno di riprendere le risorse che ogni anno le vengono sottratte per via del criterio vigente di ripartizione del Fondo sanitario, il quale penalizza le regioni, come la Calabria e le altre del Sud, che hanno più giovani in rapporto al totale della popolazione».

 

«La Cgil decida presto, se vuol essere concreta, di unirsi alla nostra battaglia per modificare quel criterio, nel senso di basarlo, come abbiamo proposto da molto tempo, sui dati di morbilità e co-morbilità regionali. Questo – conclude D’Ippolito – ci consentirebbe di avere almeno 150 milioni all’anno in più per la cura dei nostri pazienti, per investire in nuove assunzioni, tecnologia e prevenzione, nonché per programmare insieme ai sindaci la rete dei servizi indispensabili da garantire ai cittadini».