VIDEO |Preoccupa l'aumento dei costi delle materia prime, fino al 35% in sei mesi. Perciaccante: «Se non partono i cantieri potremmo essere costretti a mettere i dipendenti in cassa integrazione»
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L'associazione che riunisce i costruttori edili preconizza «grossissimi problemi» e avanza intanto una proposta; quella di ridurre gli interventi previsti nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza. «Invece di realizzarne dieci se ne prevedano sette ma queste opere vengano messe in appalto con i prezzi aggiornati in modo che i lavori possano essere realizzati e possano essere portati a termine».
Aumenti per il 35%
Ad inficiare la buona riuscita dell'operazione vi è infatti l'aumento esponenziale dei costi delle materie prime: «In edilizia un po' tutte le materie prime sono aumentate» conferma Giovan Battista Perciaccante, vicepresidente nazionale di Ance e responsabile per il Mezzogiorno. «Ferro e tutti i materiali metallici, i cementi e le malte. Abbiamo registrato aumenti del 35% in questi ultimi sei mesi. Abbiamo aggiornato il prezziario regionale - aggiunge ancora - ed oltre a questo aumento medio è venuto fuori un problema più grosso. I progetti già redatti ora non si riescono a mandare in appalto perché le gare vanno deserte».
Flop Pnrr
L'unica soluzione per il rappresentante del mondo edile è «l'aggiornamento dei prezzi. I quadri economici non consentono di poter recuperare questo 35% e quindi c'è il rischio che una parte di lavori non partono proprio, quelli che partono di avere problemi e non essere finiti. Sarebbe il flop peggiore per il Pnrr e per tutti gli altri fondi che abbiamo a disposizione».
Il gap nord/sud
Questi fondi aggiunge ancora Perciaccante «devono servire per attenuare il gap che c'è tra noi e il resto dell'Italia ma se queste opere non vengono finite saranno problemi grossissimi». Già ora vi sono esempi in tutta Italia di come il meccanismo si stia inceppando: «Tantissime opere, adesso alcune anche a Roma sono state mandate in gara ma sono andate deserte. Non ha risposto nessuno - precisa ancora - perché non si può pensare di mandare in appalto lavori con prezziari del 2017».
Periodo di grande confusione
«Un'azienda in queste condizioni non può partecipare; anzi, direi che dovrebbe preoccuparsi l'amministratore che manda in gara un lavoro con prezziari del 2017 perché se risponde qualcuno vuol dire che deve esserci qualcosa che non va. È un periodo di grande confusione - ammette poi - nonostante il grande lavoro che ci aspetta. Abbiamo da spendere 82 miliardi nel Mezzogiorno d'Italia e non possiamo permetterci assolutamente di perdere queste risorse. Questi soldi vanno spesi e vanno spesi bene».
Inoltre, secondo il rappresentante di Ance non sono nemmeno sufficienti i fondi messi a disposizione dal Governo con un nuovo fondo a compensazione dell'aumento dei prezzi delle materie prime per le opere indifferibili: «Non sono sufficienti, il problema è proprio questo. Per ora è stato stanziato un miliardo ma solo le opere che ha in cantiere Ferrovie dello Stato e Anas valgono miliardi. Si può mai pensare di far fronte ad aumenti pari al 35% con un miliardo?» si domanda ancora.
Paura della crisi
«Noi siamo pronti, abbiamo investito anche nelle nostre aziende in attrezzature e personale. Siamo fiduciosi ma ora iniziamo ad avere paura. Nonostante questa mole di lavoro si rischia di mettere le persone in cassa integrazione perché non partono i cantieri».