In queste ultime settimane su LaC News24 abbiamo pubblicato numerosi servizi di approfondimento, ed altri ne seguiranno, relativi ai principali dati macroeconomici, e non solo, che riguardano la vita economico-sociale della Calabria. Tentiamo ora una sintesi estrema, estrapolando i numeri più significativi.

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Siamo partiti da un’analisi Istat intitolata in modo emblematico: “La politica di coesione e il Mezzogiorno: vent’anni di mancata convergenza”. Facciamola semplice. I cosiddetti fondi europei, sempre tanto richiamati dalla politica, nati ed erogati con l’intento di colmare il distacco di sviluppo del Sud dalle regioni più ricche del Nord d’Italia e d’Europa, in circa vent’anni non hanno raggiunto, purtroppo, questo risultato prefissato. Anzi: la Calabria, ha messo in evidenza l’Istat, non solo non avanza, ma addirittura arretra. Altro che convergenza! Le regioni economicamente più forti non sono state agganciate e raggiunte, ed è fallito finanche il tentativo, da parte di quelle del Mezzogiorno, di avvicinarsi. L’Istat ha misurato questo persistente divario guardando al Pil pro capite, al tasso di occupazione, alle previsioni demografiche.

Un secondo articolo, sempre su dati Istat, si è occupato della percentuale di export della Calabria rispetto al totale nazionale: solo lo 0,1%. Avete capito bene, appena un decimo di punto percentuale. Il 70% delle esportazioni nazionali del Made in Italy continua ad essere appannaggio della macroregione del Nord. Il modestissimo 0,1% della Calabria pesa addirittura la metà del valore acquisito dal Molise che però conta appena un sesto degli abitanti. Estrapolato questo significativo dato dello 0,1%, abbiamo invitato con garbo politica e coristi acritici a evitare commenti entusiastici quando piccoli movimenti di export, anche se a due cifre percentuali, vengono presentati all’opinione pubblica alla stregua di successi. Lo abbiamo spiegato con grande spirito pratico: se la Calabria ha esportato nel primo semestre 2023 appena 319 milioni di euro a fronte dei 320 miliardi circa dell’intero Paese (appunto lo 0,1%), rendiamoci conto che con soli 31 milioni in più si può parlare, ad esempio, di un incremento del 10%. Ci si renda conto, però: questo pur apparente salto del 10% porterebbe a 350 milioni di euro il risultato in valore assoluto dell’export calabrese, facendolo rimanere schiacciato a quella fatidica soglia dello 0,1%. Per raddoppiare e passare allo 0,2%, si richiederebbe un salto in avanti  pari a più +319 milioni di euro. Basta allora con le note stampa e con i titoli che esaltano mini spostamenti, o scostamenti addirittura infinitesimali, che solo se consolidati nell’arco di almeno un ventennio potrebbero darci il senso di una pur lieve ma sostanziale inversione di tendenza. I numeri sono numeri! Se hai quattro mele non puoi gridare al mondo che, affrontati i mercati internazionali, hai avuto un aumento del 25% solo perché da quelle quattro mele sei passato a cinque!

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LaC News24 ha descritto, successivamente, lo stato di perdurante povertà rispetto all’Italia di una Calabria che risulta quasi sempre ultima, o comunque in coda, nelle graduatorie nazionali relative a Pil, reddito pro capite e disoccupazione. In Calabria risiede il 3,1% della popolazione italica, ma il Pil generato è solo dell’1,83%: 32,7 miliardi rispetto ai 1.782 del Belpaese. Il Pil pro capite dei Calabresi è il più basso d’Italia: 16.168 euro, il 57% della media nazionale. Si pensi che la Basilicata è al 79,7% e l’Abruzzo all’85,9, tanto per rimanere al Sud, perché se ci si sposta al Nord, con la Lombardia al 136% e l’Emilia Romagna al 123,2 si rischia lo stato d’angoscia permanente. La Calabria, secondo l’Istituto Tagliacarne, è saldamente ultima anche se si considera il reddito disponibile pro capite delle famiglie consumatrici ai prezzi correnti: 13.837 euro, a fronte degli oltre 20mila per le regioni settentrionali. Quest’ultimo dato è indicatore della capacità di spesa dei nuclei familiari, e vede Crotone al 103mo posto della graduatoria nazionale per province, Reggio Calabria al 101mo, Vibo Valentia al 99mo. Più indietro solo Enna, Agrigento, Caserta, Foggia. Note dolentissime anche sull’emergenza lavoro: la Calabria ha un tasso di disoccupazione pari quasi al doppio della media nazionale nella fascia d’età 15-64 anni: 15%. Peggio dei Calabresi solo campani e siciliani. Ma se guardiamo alla sola popolazione giovanile (età 15-24 anni), il tasso di disoccupazione dei Calabresi sale al 34,8%. Ancora una volta stanno peggio soltanto Campania e Sicilia.

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LaC News24 ha dato poi spazio a numerosi articoli di approfondimento sul sistema agroalimentare. La Calabria (fonte Corriere Vinicolo – Uiv) produce soltanto lo 0,23% del vino italiano e lo 0,17% delle bottiglie Dop. Basandoci sull’ultimo rapporto Ismea-Qualivita abbiamo segnalato come la Calabria generi solo lo 0,26% dell’intero valore nazionale di prodotti Dop e Igp. Altro che Dop Economy! I formaggi? Anche su questo fronte c’è tantissima strada da percorrere: la Calabria pesa solo lo 0,1% del valore nazionale del comparto formaggi Dop (5,5 milioni di euro a fronte di 5,23 miliardi).

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Un ultimo dato molto significativo quello emerso dal rapporto Assolatte: la Calabria produce appena lo 0,66% del latte bovino italiano (79mila tonnellate circa contro le quasi 6 milioni della sola Lombardia!). Non ci fermeremo qui, come preannunciato, e procederemo nell’analisi attenta di altri comparti strategici, sempre richiamando fonti autorevoli.

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A fronte di questa situazione che conferma la struttura economico-sociale molto debole della Calabria, si assiste a dibattiti sovradimensionati rispetto ad argomenti non rilevanti. Finanche sul Capodanno di Crotone si è detto troppo, attribuendogli una funzione salvifica o strutturale che non può avere per sua stessa natura. Lo show di Piazza Pitagora a qualcuno è piaciuto e a qualcun altro no, ma fermiamoci qui perché si rischia, anche in riferimento alla scelta della città calabra che ospiterà il palco del prossimo 31 dicembre, di aprire discussioni interminabili che non hanno nulla a che vedere con il problema dei problemi: è il Sistema Calabria che non esiste, che non funziona, che occorre far partire imitando quello che accade nelle regioni italiane più virtuose. Saltiamo anche il concione sulle responsabilità passate e presenti, sui ritardi della politica e del tessuto imprenditoriale, sul deficit infrastrutturale. Grazie a uno studio demografico proposto dall’Istat, su LaC News24 abbiamo ricordato che entro pochi anni la Calabria perderà circa 100mila residenti. Ecco il termometro più affidabile in grado di spiegare, con riferimento concreto alla realtà, l’assioma poc’anzi descritto: è il Sistema Calabria che non esiste e che occorre ricostruire dalle fondamenta, altrimenti la gente continuerà ad emigrare, ad andarsene, a non rientrare, ad abbandonare le aree interne, a non investire, a non credere possibile la realizzazione del proprio progetto di vita nella terra natale. Le chiacchiere e le polemiche sterili o strumentali stanno a zero. Noi però siamo ottimisti e crediamo che, anche grazie all’enzima della comunicazione integrata, si possa fare tanto per migliorare. Ne riparleremo a breve!