Il comparto alimentare rende meno distante la regione dal resto del Paese, ma c'è ancora tanto da lavorare. Clamoroso il silenzio di istituzioni, politica, organizzazioni di categoria
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Che cosa ha esportato la Calabria nel 2023 e in quali settori di attività economiche ha registrato i principali aumenti o situazioni di stallo? L’Istat ci fornisce indicazioni importanti sulle quali si dovrebbe aprire un confronto molto serio. Abbiamo fatto presente nel nostro precedente articolo che la Calabria nel 2023 ha esportato merci per un valore complessivo di 866 milioni di euro a fronte dei 626,2 miliardi di tutto il Belpaese: una percentuale ridottissima pari allo 0,138% che approssimiamo allo 0,14% utilizzando solo due decimali.
Abbiamo estrapolato noi di LaC News24 questi valori, rielaborando i numeri offertici dall’Istat che invece, quando propone percentuali si ferma a un solo decimale per cui alla Calabria riconosce uno stitico 0,1%. Altre tabelle firmate Istat, se ben studiate, ci consentono di capire quali movimenti si siano pur registrati nell’ambito delle esportazioni calabre. C’è da dire, intanto, che appare assurdo e clamoroso il silenzio di istituzioni, partiti, Camere di Commercio, assessori al ramo, organizzazioni di categoria, sindacati, mentre in altre regioni i nuovi dati sull’export generano sempre commenti e analisi. Ma siamo in Calabria, e ardenti polemiche si scatenano, magari, su questioni di rilevanza “zero”, mentre queste statistiche fotografano la realtà calabra, e i suoi pesanti ritardi, molto più di altre. Ma non tutto è buio pesto!
Rispetto al totale nazionale ci sono solo quattro settori di attività economica presi in considerazione dall’Istituto di statistica che si discostano dal deprimente valore dello 0,1% che parla a politica e istituzioni più di quanto non facciano mille sterili polemiche. I prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca nel 2023 hanno segnato il traguardo dello 0,7% del totale Italia, con un aumento del 10,9% sul 2022. Nel Belpaese questo comparto strategico vale l’1,4% (+5,5% sul 2022), per cui la Calabria è a metà strada del cammino nazionale. Se si pensa, invece, ai prodotti delle attività manifatturiere, che rappresentano il 95,1% dell’export italico, la Calabria ha portato un contributo fermo al fatidico 0,1%. Il secondo settore di attività economica che ha spuntato lo 0,7% è quello dei prodotti tessili che, peraltro, a fronte del 2022 hanno segnato un +46,2%.
In tutta Italia i prodotti tessili valgono l’1,7% con un decremento del 5,0% sul 2022. Ancora una volta, quindi, come nel caso dei prodotti dell’agricoltura, la Calabria è a metà circa del valore nazionale, ma con tendenza positiva. Il terzo settore di attività economica che si discosta dal funereo 0,1% ci riporta ancora al lavoro della terra, con i prodotti alimentari, bevande e tabacco: 0,5% con un salto in avanti del 24,2% nel 2023 sul 2022. In quest’ambito la distanza dal valore espresso dall’intero Paese è molto più ampia, in quanto il Made in Italy alimentare esportato nel 2023 si è attestato all’8,8% (+5,8% su base annua).
Quarto e ultimo settore di attività economica preso in considerazione dall’Istat che rianima l’asfittico 0,1% è quello delle sostanze e prodotti chimici: 0,5% nel 2023 (+14,2% sul 2022), con un valore Italia al 6,3% (-8,5% rispetto all’anno precedente). Tutti gli altri settori di attività economica elencati dall’Istat in Calabria non si discostano dallo 0,1%: ad esempio legno e prodotti in legno e sughero esclusi i mobili; articoli in gomma e materie plastiche; metalli di base e prodotti in metallo; macchine e apparecchi; mezzi di trasporto; prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento.
In altri settori il dato calabrese è così piccolo che non è addirittura rilevato, e quindi risulta ancora sotto lo 0,1%: prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere; articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia); articoli in pelle e simili; carta e prodotti di carta, prodotti della stampa; coke e prodotti petroliferi raffinati; articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici; autoveicoli; mobili; energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata. C’è da dire, però, che in quest’ultimo gruppo degli “under 0,1%”, l’Istat evidenzia apprezzabili segnali di vitalità: un +73,5% per gli articoli in pelle e simili; un +68,1% per articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici; un +60,7% per gli autoveicoli. Vedremo nel tempo!