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«La deputata del Pd Enza Bruno Bossio sa bene che nella chiarezza della parola non si dà interpretazione. Mi spiace dover intervenire ancora davanti all'ovvio». Lo afferma la deputata M5s Dalila Nesci, in replica a una nota della parlamentare del Pd Enza Bruno Bossio in tema di Lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. «Ribatto ancora – prosegue l'esponente 5stelle – soltanto per evitare ulteriori strumentalizzazioni politiche da parte della collega Bruno Bossio, evidentemente nervosa perché la proroga dei contratti degli Lsu-Lpu è complicata da reali contrasti normativi, rilevati anche da sindaci e segretari dei Comuni, il che ho già detto con chiarezza insieme a tutti i portavoce parlamentari e comunali 5stelle eletti in Calabria.
Il punto – sottolinea la deputata 5stelle – è chiaro e non permette di spostare altrove l'attenzione: le norme vigenti non consentono la proroga dei contratti in questione da parte dei Comuni non in grado di garantire le stabilizzazioni dei lavoratori interessati, se non con un rischio effettivo e pesante di responsabilità per danno erariale in capo agli amministratori locali che dovessero deliberarla. La Regione Calabria deve indicare la soluzione tecnica e politica del caso, senza girarci attorno o promettere la luna.
Tutto il resto è demagogia, che, specie a ridosso delle prossime elezioni politiche, credo che la collega Bruno Bossio debba interrompere per non perdere consenso. Oltretutto – osserva la parlamentare 5stelle – il richiamo della collega del Pd alle mie posizioni in tema di lavoro rafforza la mia figura politica, in quanto alla Camera, come ha correttamente riportato Bruno Bossio, ho dichiarato che “in Calabria la politica vive in larga misura di promesse”, rimarcando che “non c’è un altro posto nelle democrazie occidentali nel quale i lavoratori siano così privi di garanzie”. Inoltre – riferisce Nesci – alla Camera, come ha ricordato la collega Bruno Bossio, ho precisato: “La ’ndrangheta nasce da questo humus. Da una parte, cioè, si illudono migliaia di persone, appese alle decisioni di palazzo e obbligate a una fedeltà elettorale che alla fine dovrebbe premiarle con un posto, forse uno stipendio, una misura tampone; dall'altra parte, invece, si ignora del tutto che la parte produttiva è completamente sfruttata e sottomessa. Questo non è uno Stato giusto, non è uno Stato di diritto, anzi è uno Stato che crea volutamente un sottile e strisciante conflitto sociale, costringendo i più giovani a piegare la schiena o, nella migliore delle ipotesi, a chiudere la valigia e ad andare via, magari all'estero. Il problema non sono i lavoratori che hanno perduto il reddito o l'hanno avuto a singhiozzo, il problema sono gli sfruttatori politici di questi precari”. Se la collega Bruno Bossio – conclude Nesci – si sente uno sfruttatore politico dei precari, questo è un problema suo, della sua coscienza, di cui certo non posso rispondere io».