“Dove tutto è cominciato. Enotria, Magna Grecia e Vinitaly: le radici del futuro”: è questo il tema dell’importante convegno che si terrà domenica 14 al Vinitaly, nell’area espositiva della Regione Calabria, Padiglione 12, a partire dalle ore 14.00. I relatori saranno il presidente Roberto Occhiuto, l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo, il presidente di Veronafiere Federico Bricolo, l’amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese, il direttore commerciale di Veronafiere Raul Barbieri, il direttore Musei Calabria e Parco archeologico di Sibari e Crotone Filippo Demma, il giornalista e saggista Massimo Tigani Sava (direttore Sviluppo identità territoriale di LaC Network), il giornalista Andrea Radic.

Il tema è affascinante e carico di significati, e denota una chiara svolta da parte dell’amministrazione regionale in direzione della massima valorizzazione delle radici identitarie e storiche quale potente motore per lo sviluppo della vitivinicoltura e dell’enologia di Calabria. L’antico Bruzio, prima che essere Magna Grecia (la fondazione delle prime colonie sullo Stretto e sulla costa jonica risale alla seconda metà dell’VIII secolo a.C.), fu Enotria. La Civiltà Enotria, come attestano molti studi storici nonché scavi archeologici (tra i più approfonditi quelli della Sibaritide), si espresse nell’antica Calabria nell’Età del Bronzo, e quindi diversi secoli prima dello splendore della Magna Grecia. La Civiltà Enotria fu molto avanzata e particolarmente specializzata nelle attività agricole, tra le quali la produzione di cereali, di olio d’oliva e di vino. L’etimologia stessa di Enotri deriva – ha ricordato Massimo Tigani Sava in un suo recente volume citando autorevoli fonti bibliografiche – da “onitron” (palo secco della vite).

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L’innovazione del palo secco, rispetto alla coltivazione della vite con supporto vivo, quale un albero da frutto, tipica della pianura padana e di ambienti etruschi, comportò un’evoluzione fondamentale nella storia della vitivinicoltura. Un richiamo forte alla stagione degli Enotri consentirebbe alla Calabria di attestarsi come una delle più antiche regioni del Mediterraneo dedite alla vitivinicoltura di qualità. Rispetto all’innovazione del palo secco Massimo Tigani Sava ha coniato l’espressione Alberello Enotrio, costruendo una teoria che verrà posta all’attenzione dei relatori del convegno di Verona. Il presidente Occhiuto e l’assessore Gallo spiegheranno al pubblico internazionale della kermesse enologica quali siano le politiche e le strategie individuate dalla Regione Calabria per il rafforzamento dell’economia calabrese del vino, senz’altro di nicchia per dimensioni produttive, ma certo nobilissima e forte di radici profonde.

Negli ultimi anni il salto di qualità compiuto da molte cantine calabresi è stato enorme, il che ha consentito di disporre di diverse etichette di prestigio a partire dall’area Dop del Cirò, la più estesa e caratterizzata dalla presenza del vitigno autoctono Gaglioppo, per passare alla provincia di Cosenza dove si sta insistendo molto sul Magliocco Dolce, alla provincia di Reggio Calabria dove tra l’altro primeggia la Dop Greco di Bianco, a quella di Vibo Valentia in cui si assiste a un’importante riscoperta dello Zibibbo così come del Magliocco Canino, per giungere al Catanzarese la cui vocazione vitivinicola è concentrata sia nel Lametino, sponda tirrenica, che sulla costa jonica.

La storia attribuisce alla Calabria una dimensione enologica antichissima, che risale al IV millennio a.C., e che conferma la centralità di una “penisola nella penisola” posta al centro delle principali rotte di scambi tra Mediterraneo orientale e Mediterraneo occidentale, ma anche tra Nordafrica e Asia minore da un lato ed Europa dall’altro. La Calabria è stata per millenni un crocevia unico di scambi tra popoli di varia estrazione, compresi quelli riguardanti i saperi agricoli, e conserva ancora oggi un patrimonio assolutamente prezioso di biodiversità.