«Se, come analisi e studi diffusi dimostrano, un privato cittadino con un piccolo impianto fotovoltaico a casa, attraverso finanziamenti e detrazioni, può anche beneficiare di risparmi vicini al 70%, il valore aggiunto per la complessiva economia e competitività regionale risulterebbe decuplicato se i nostri comuni considerassero una priorità l’investimento pubblico locale in energie rinnovabili e, in parallelo, avviassero importanti azioni di riduzione sia dei tempi di saldo delle fatture elettriche, sia dell’arretrato accumulatosi, dandosi come obiettivo di mandato istituzionale l’uscita urgente dal cosiddetto mercato di salvaguardia, previsto per gli enti pubblici morosi». È quanto dichiara Vincenzo D’Agostino, amministratore delegato della calabrese Omnia Energia Spa, «esortando a riflettere sulla gravissima ipoteca di sviluppo per tutto il tessuto imprenditoriale che spesso ha connessioni col pubblico, ma anche sull’ipoteca generazionale – scandisce – causata dal permanere purtroppo di numerosi comuni calabresi, che risultano notoriamente tra i più dissestati del Paese, sotto la mannaia del fattore Omega: quel sovrapprezzo che si applica al costo dell’energia nelle fatture di chi, pubblico o privato, non ha pagato o non paga le bollette elettriche alle scadenze».

«Siamo – spiega – di fronte ad un cane che si morde la coda e ad un meccanismo perverso che spesso i cittadini neppure conoscono e proprio per questo andrebbe spiegato di più alle comunità locali, perché coinvolge e penalizza tutti: manda in dissesto i Comuni e porta al fallimento le aziende, prospettiva quasi certa per quelle imprese nelle quali il costo dell’energia incide fortemente tra i costi aziendali. L’interesse pubblico, come è noto, impedisce di sospendere o tagliare la fornitura di energia elettrica ai comuni morosi che, però, per lo stesso motivo, sono obbligati ad entrare nella salvaguardia che, regione per regione, ha operatori diversi scelta in base ad un’asta e soprattutto ha diversi sovrapprezzi». 

«E quello calabrese– continua l’ad della prima società di servizi energetici nel Sud Italia nel 2002 e con un ventennio di esperienza e competenza nel settore del fotovoltaico – che si aggira oggi intorno a 124 euro/MWh, con l’aumento di 100 euro del mercato degli ultimi due anni, ha di fatto più che raddoppiato il costo dell’energia in bolletta, con un effetto a catena che dai comuni che devono pagare fatture salatissime perché morosi ed in salvaguardia in molti casi in modo inconsapevole o noto solo agli uffici, passa – aggiunge – alle aziende, ingigantendo il normale rischio d’impresa e di fallimento, in un tessuto sociale evidentemente reso ancora più fragile da questo meccanismo che divide ulteriormente il Nord (dove il sovrapprezzo è quasi inesistente) dal Sud. Anche e soprattutto da questo punto di vista, oltre che da quello dell’agrisolare per l’importante rete produttiva agricola regionale, la sfida globale, europea e nazionale della transizione energetica e sottolinea – soprattutto per il Mezzogiorno, delle notevoli risorse destinate dal Piano nazionale ripresa e resilienza (pnrr) alle energie innovabili dovrebbe indurre classe politica ed istituzionale dei territori a governare con più preoccupazione e responsabilità il rischio fallimento per enti e aziende dal sistema perverso della salvaguardia da cui diventa complicatissimo uscire e – conclude D’Agostino – ad azzerare remore, tentennamenti, ritardi o addirittura direzioni contrarie all’investimento sociale, culturale ed economico nel fotovoltaico e nel sapere intercettare e spendere le ingenti risorse messe a disposizione».