Diversi ettari di ortaggi completamente distrutti dai cinghiali: è la disavventura che accomuna diversi agricoltori calabresi e che questa volta è capitata al soveratese Roberto Galati. 29 anni, presidente dell’Associazione Ferrovie in Calabria, da qualche anno è contadino per passione nonché amministratore unico dell’azienda agricola “I Casali di Postaglianadi” a San Vito sullo Ionio.

 

Uno spettacolo desolante si è presentato ai suoi occhi: il terreno rivoltato come se fosse stato «attraversato da un trattore impazzito. Voragini profonde in alcuni casi quasi mezzo metro, canali di irrigazione distrutti». Mille piante tra broccoli, cavolfiori e cicorie andate in fumo: tempo e denaro investiti nella creazione di un orto che non darà più alcun frutto né tantomeno ricavo. L’indignazione ed il dispiacere hanno indotto Roberto Galati a scrivere una lettera aperta al presidente della Regione Jole Santelli e all’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo.

 

«Questo è l'ennesimo esempio del totale fallimento di un metodo di selezione dei cinghiali nato sbagliato – ha scritto nella missiva pubblicata sui social -. Chi sono i 'selettori' individuati dalla Regione Calabria al fine di abbattere i cinghiali? Quali, quanti e dove abbattono i cinghiali? Perché non esiste la possibilità per gli imprenditori agricoli, di poter essere messi in contatto con i selettori del territorio, al fine di segnalare situazioni critiche come quelle accadute all'azienda di cui sono titolare?».

 

«È chiaramente un approccio sbagliato – continua il giovane -: si cerca di contrastare malamente un fenomeno ormai fuori controllo, generato da sconsiderati 'ripopolamenti', peraltro anche sostenuti, nei primi anni 2000, dalle stesse istituzioni regionali e provinciali. Sono stati immessi nei nostri boschi cinghiali provenienti dall'est europeo, estremamente più prolifici della specie endemica italiana, con il solo fine di aver maggiore quantità di animali da cacciare».

 

E le conseguenze di queste politiche le pagano proprio gli agricoltori, «totalmente abbandonati da quelle istituzioni che dovevano quanto meno essere in prima linea a finanziare - a fondo perduto - l'installazione di recinti elettrificati a protezione dei terreni coltivati, a maggior ragione nei casi di aziende condotte da giovani imprenditori – sottolinea Galati -, che hanno scommesso il proprio futuro in Calabria. Gli stessi giovani, come me, che hanno contratto mutui al fine di acquistare i terreni da coltivare, e per anni, grazie alla vostra assenza e lontananza, lavoreranno solo per pagare un rateo mensile alle banche! Distruggere una intera coltura, per cause totalmente riconducibili alle stesse istituzioni, significa mettere in grave difficoltà un giovane imprenditore agricolo».

 

«Caro Presidente, caro Assessore – conclude - : il 15esimo giorno di ogni mese, la banca pretende il pagamento del rateo, a prescindere dalla distruzione di una coltura. E lo pretende dagli agricoltori, non certo da chi continua a non tutelarli. Grazie lo stesso per l'attenzione che vorrete dedicarmi, almeno per condividere da vostri lontani uffici un po' della mia indignazione».