Qual è la specie ittica più pescata in Italia e che cosa significa l’economia della pesca nel Belpaese che, essendo una lunga penisola, può contare su circa 8.300 km di coste comprese anche quelle che delimitano le isole a partire da Sicilia e Sardegna? Quali sono le regioni che contano di più in questo settore? L’ultima edizione dell’Annuario dell’agricoltura italiana redatto dal Crea, con i dati aggiornati al 31 dicembre 2022, ci aiuterà a immergerci nei numeri e nelle statistiche che riguardano il mondo appena descritto e che ci regala uno dei cibi più amati dagli Italiani, tra ricette della tradizione e proposte gourmet, tra pesce azzurro, molluschi, crostacei e varietà d’acqua dolce o d’allevamento.

L’intero settore “agricoltura, silvicoltura e pesca” ha significato nel 2022, in termini di valore aggiunto ai prezzi di base, 37,42 miliardi di euro, registrando un calo dell’1,8% rispetto al 2021. La sola agricoltura ha garantito la gran parte di questo valore aggiunto, con 34,43 mld di euro (il 92% del totale), mentre la pesca si è attestata a 759,2 milioni (2,03% del dato generale), con una contrazione del 2,9% sul 2021. La Puglia, con le consistenti flotte di Manfredonia, Molfetta, Bari, Brindisi, Gallipoli e Taranto è la regione italiana che guida la graduatoria nazionale, con 143,95 milioni di euro, pari al 18,96% del valore nazionale, seguita dalla Sicilia (108,57 milioni; 14,30%) e dal Veneto (99,45 mln; 13,10%). Al quarto posto le Marche (61,48 mln; 8,10%) e al quinto un’altra regione del Sud, la Campania (48,46 mln; 6,38%). Tre regioni del Mezzogiorno (Puglia, Sicilia e Campania) rappresentano, con poco più di 300 milioni di euro, il 39,64% dell’economia della pesca italiana. Da sesto al tredicesimo posto in classifica figurano: Friuli Venezia Giulia (47,65 mln di euro), Liguria (39,62 mln), Emilia Romagna (38,86 mln), Sardegna (37,90 mln), Toscana (30,26 mln), Lazio (29,22 mln), Lombardia (21,56 mln). La Calabria è attestata alla 13ma posizione, con 16,80 mln, pari al 2,21% del totale nazionale. A seguire: Abruzzo (13,03 mln), Molise (7,68 mln), Piemonte (5,15 mln di euro), Umbria (4,49 mln), Trentino Alto Adige (4,17 mln), Basilicata (766mila euro), Valle d’Aosta (269mila). Le maggiori contrazioni percentuali su base annuale sono state registrate dalle Marche (-24,9%), dall’Abruzzo (-21,5%), dalla Liguria (-13,9%) e dalla Sicilia (-11,7%). Gli incrementi più consistenti hanno riguardato Emilia Romagna (+20,7%), Molise (+12,0%), Veneto (+10,9%) e Calabria (+2,6%).

Leggi anche

Nel 2022 la flotta peschereccia italiana contava 11.807 battelli (totale stazza lorda di 142.043 GT), di cui 8.338 detti “polivalenti passivi”, 2.044 “strascico e rapidi”, 715 “draghe idrauliche”. Il maggior numero di queste imbarcazioni è riferibile ai porti del Mar Adriatico settentrionale (2.890), del Mar Tirreno meridionale e centrale (2.403) e del Mar Ligure e Mar Tirreno settentrionale (1.627). Agli scali marittimi dello Jonio hanno fatto capo 1.339 pescherecci, pari all’11,3% del totale nazionale.

Nello stesso anno preso in considerazione dal Crea, in Italia sono state pescate (tecnicamente si parla di catture) 132.395 tonnellate di pesce (di cui 125.839 attribuite alla flotta mediterranea e 6.556 a quella oceanica). Nell’ambito del pescato assicurato dalla flotta mediterranea, è stata la Sicilia a guidare la classifica delle regioni con 21.316 tonnellate, pari al 16,1% del totale nazionale. Sul podio anche le Marche, con 18.155 tonnellate (13,7%) e il Veneto con 16.776 (12,7%). Fino al nono posto, in ordine decrescente: Emilia Romagna (14.470 ton.; 10,9%), Abruzzo (12.122 ton.; 9,2%), Puglia (11.283 ton.; 8,5%), Toscana (5.901 ton.; 4,5%), Sardegna (5.363 ton.; 4,1%), Campania (5.001 ton.; 3,8%). In decima posizione la Calabria con 4.674 tonnellate corrispondenti al 3,5% del valore nazionale. Dall’undicesimo troviamo: Lazio (4.294 ton.; 3,2%), Liguria (3.249 ton.; 2,5%), Friuli Venezia Giulia (1.880 ton.; 1,4%), Molise (1.353 ton.; 1,0%).

Quali sono le specie ittiche più pescate dalle flotte italiane? Sul già menzionato totale di 132.395 tonnellate spiccano le alici, con 24.157 tonnellate (18,2% del catturato), e a seguire le vongole (17.252 ton.; 13,0%) e le sardine (13.024 ton.; 9,8%). Dalla quarta posizione, in ordine quantitativo: nasello (6.276 ton.; 4,7%), gambero rosa mediterraneo (6.186 ton.; 4,7%), pannocchia o canocchia (3.745 ton.; 2,8%), tonno rosso (3.562 ton.; 2,7%), tonnetto striato (3.483 ton.; 2,6%), polpo di scoglio (3.479 ton.; 2,6%), seppia (3.349 ton.; 2,5%), triglia di fango (3.035 ton.; 2,3%), tonno a pinne gialle (2.362 ton.; 1,8%), pesce spada (2.079 ton.; 1,6%), gambero rosso (1.896 ton.; 1,4%), muggine o cefalo (1.856 ton.; 1,4%), sogliola comune (1.556 ton.; 1,2%), triglia di scoglio (1.299 ton.; 1,0%), fasolaro (1.213 ton.; 0,9%). Tutto il resto delle specie ittiche (dai dentici alle cernie, dagli sgombri alle aragoste, dalle tinche alle trote), pari a 32.586 tonnellate di catture, ha pesato il 24,6%. In termini di valore alla produzione le alici sono state valutate 82,8 milioni di euro e, al secondo posto, il gambero rosso con 57,6 mln di euro.

Dando uno sguardo alla piscicoltura, l’Italia nel 2022 ha contato 53.900 impianti (a terra e a mare, nonché vallivi e salmastri), dedicati in prevalenza alle trote (29.000), alle orate (9.950), alle spigole (7.300), ai cefali (2.500), allo storione (950), al salmerino di fonte (850), alle carpe (600), alle anguille (550), al pesce gatto (350), all’ombrina (300). La produzione di molluschi, però relativa all’anno 2021, ha visto in testa il mitilo mediterraneo (le comuni cozze) con 61.921 tonnellate, e poi la vongola verace filippina (23.053 ton.). Molto distanziate l’ostrica concava (346 ton.) e la vongola verace autoctona (29 ton.).

Chiudiamo con alcuni numeri interessanti sulla trasformazione del prodotto ittico che Crea, su elaborazione dati Istat, ha aggiornato al 2021. Le industrie di trasformazione di prodotti ittici in Italia erano 437, dando lavoro a 6.570 addetti. Leader regionale la Sicilia con 103. Al secondo e terzo posto, rispettivamente, Veneto (46) e Campania (40). La Calabria è risultata quinta a livello nazionale per numero di imprese (34), e nona per addetti (309), preceduta in quest’ultima graduatoria da Sicilia (1.369), Lombardia (1.117), Veneto (661), Emilia Romagna (547), Puglia (489), Liguria (479), Marche (447), Campania (372).