In una nota a firma del segretario generale Fp- Cgli Calabria, Alessandra Baldari e Ferdinando Schipano, segretario aziendale Fp- Cgil, si fa il punto sulla situazione dei dipendenti regionali e la necessità di riorganizzare il loro lavoro durante la fase 2 per l’emergenza Covid-19.

 

«Cara presidente Santelli, 

con sommo dispiacere dobbiamo constatare che il nostro invito a programmare la cosiddetta fase 2 per quanto concerne i dipendenti regionali, è caduta nel vuoto.

La nostra precedente nota dimostrava in maniera chiara la disponibilità di questa organizzazione sindacale e, riteniamo, di tutte le organizzazioni a dare un contributo nel riprogrammare la partenza dopo la grave emergenza Covid – 19, che, è bene ricordarlo, non è ancora superata completamente e fin tanto che non si riesce a sperimentare un vaccino, o una cura efficace, bisognerà conviverci. 

Pertanto, in funzione di questa emergenza, ed in funzione anche del nuovo Dpcm che non modifica le condizioni per i dipendenti pubblici, è necessario già da adesso trovare un diverso modello organizzativo, specialmente legato alla logistica degli uffici regionali. Riteniamo che non bisogna perder tempo.

Ripensare a come organizzare il lavoro al tempo del coronavirus sarà il banco di prova delle classi dirigenti attuali. Partire con il piede sbagliato sarebbe alquanto deleterio.

 Naturalmente, “il protocollo sulla sicurezza dei lavoratori della P.A.” del 3 aprile, siglato dal Ministro della Funzione Pubblica Dadone e dalle parti sociali deve restare punto di riferimento imprescindibile per garantire la sicurezza dei lavoratori coinvolti, quale condizione necessaria a riprendere.

La Cittadella Regionale, come gli uffici periferici, come più volte ribadito, sono divenuti un contenitore affollato, sia in ragione delle nuove funzioni che la legge Del Rio ha attribuito alle Regioni e sia per le diverse centinaia di collaboratori, revisori, advisor, ecc. che ogni giorno sono presenti all’interno degli uffici.

Uffici che per larga parte sono stati pensati con concezioni obsolete già dalla progettazione. Infatti, sono concepiti con il sistema open space, 12 – 15 lavoratori in un unico ufficio. Capisce bene che tale metodologia oggi, alla luce di questa emergenza, può rappresentare un enorme incubatore e diffusore del virus.

 

In virtù di quanto detto e sulla scorta anche della nuova macro organizzazione che si intende avviare, non bisogna perder tempo, è necessario intervenire in coerenza con quanto prevede il documento tecnico dell’Inail sulle misure di prevenzione per l’avvio della fase 2: riduzione del numero di postazioni in ogni ufficio; piena disponibilità di dispositivi di protezione individuale e sistemi di sanificazione continua; fornire linee guida chiare ai lavoratori atte a mantenere la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. È importante far tesoro dell’esperienza acquisita in questa fase emergenziale, lo smart working, infatti, utilizzato tutt’ora in maniera massiccia, va considerato come forma di lavoro importante e da sviluppare sempre più, al fine anche di ridurre gli accessi nei vari uffici, allo stesso tempo va regolamentato in maniera chiara, ricordiamo che non può costituire un modo per abusare della disponibilità oraria dei singoli dipendenti, (la circolare regionale che lo ha introdotto prevede una reperibilità di 10 ore al giorno). 

Pertanto, alla luce di quanto espresso, reiteriamo la richiesta d’incontro, anche in video conferenza, al fine di mettere in atto le misure enunciate ed altre che scaturiranno dalla discussione, utili all’adozione di una strategia omogenea e coordinata, frutto di un lavoro comune. Occorre riprogrammare fin da subito, ripensando i modelli di lavoro fin qui utilizzati. Quale miglior momento di adesso, alla luce della nuova organizzazione che si intende realizzare. Riteniamo che una riorganizzazione dei dipartimenti debba necessariamente tenere in conto della situazione emergenziale che per tanto tempo ancora dovremo affrontare. Tutto ciò sarà necessario anche per adottare un coerente e costruttivo metodo di confronto tra parti sociali e Regione Calabria».